Weiler:una tassa Ue per superare la crisi

«Occorre mutualizzare i debiti degli stati Ue e varare una tassa europea in modo da consentire a Bruxelles di avere una sua fiscalità propria». Così Joseph Weiler, professore alla New York University School of Law, ieri alla Bocconi dove si è tenuta una lecture Bocconi Boroli tenuta con Giuliano Amato e Sabino Cassese su "L’Europa e i suoi cittadini", dedicata ad Achille Boroli, uomo d’avanguardia che, come Ferdinando Bocconi, fece dell’imprenditorialità italiana e del progresso sociale, derivante dall’istruzione, i capisaldi della propria vita.

«Mastricht porta con sé due grosse novità: l’euro e il principio di cittadinanza europea. Nessuno oggi, nonostante la crisi che soffia impetuosa, pensa che l’euro non sopravviverà, ma il fallimento del progetto di cittadinanza europea è più grave», ha spiegato Weiler.

Questo progetto esiste sulla carta e tutti i cittadini dell’Unione hanno persino un passaporto dello stesso colore bordeaux in tasca. «Bene, ma il fallimento del progetto di cittadinanza è più grave perché impedisce la soluzione di mutualizzare il debito e di passare all’unione fiscale vera e propria», spiega Weiler e quindi di risolvere alla radice la crisi attuale. Negli Stati Uniti tempo fa alcuni si chiedevano se si dovessero salvare le banche del Texas o meno: alcuni erano favorevoli altri contrari, ma nessuno argomentava la sua posizione sfavorevole affermando di essere californiano e quindi di voler pagare per i peccati dei texani, cosa che invece è avvenuta in Europa.

«In altri termini senza demos non c’e’ democrazia e oggi voi europei dovete prendere atto che il progetto di cittadinanza Ue è fallita». Ci sono due assi: verticale che unisce il cittadino allo Stato e all’Unione e orizzontale tra cittadini e altri cittadini.

Ci vuole quindi più politica non più neutralità. «Il principio della rappresentanza non funziona perché non c’è una scelta ideologica del governo Ue, cioè occorre sapere se la Commissione in carica è di sinistra o di destra» «Secondo principio che manca è l’accountability, la responsabilità, quel meccanismo che consente di mandare a casa i politici che sbagliano. Senza dimenticare che nell’Unione non c’è una fiscalità europea». Molti dicono c’è la liberta di movimento delle persone ma la «gente che usa la libera circolazione nell’Unione, escludendo i motivi di turismo o immigrazione, è solo il 3% della popolazione». Un’elite. Senza una tassa europea non c’è solidarietà europea.

L’ex premier Giuliano Amato ha poi auspicato il ritorno al metodo comunitario e a fare le riforme strutturali a casa propria. «C’è stata una grande illusione per risolvere i problemi ma oggi ci troviamo in un'Europa non più con le vecchie divisioni tra euroscettici e federalisti ma tra paesi debitori e quelli creditori». Amato ha ripercorrendo trasformazioni e mancate trasformazioni dell'Ue, ha sotenuto in sostanza come sia necessario ripartire da Maastricht con un indirizzo "comunitario".

«Abbiamo una politica monetaria unica ma le politiche fiscali sono rimaste nazionali senza armi di difesa contro i cosiddetti shock asimetrici», ha detto Amato.

«Negli Usa lo stato federale non paga i debiti degli stati ma fa politiche anticicliche mentre in Europa tutti e tre i livelli di potere sono orientati all’austerità», ha affermato Amato.

La soluzione? «Ci vuole più Europa aver salvaguardato le nostre sovranità nazionali a Maastricht è stato un errore. L’integrazione europea viene vista dai cittadini del Nord Europa come il cavallo di Troia con cui noi facciamo arrivare il conto dei nostri debiti ai paesi con i conti a posto. Il sistema intergovernativo vede paesi forti e paesi deboli che chiedono austerity ai più deboli. Fra 20 anni ci sarà una ostilità reciproca tra i paesi membri», ha concluso Amato.

Il professore Cassese infine ha ricordato come «la storia d'Europa in epoca moderna è stata una storia di aggregazioni: nel XV secolo v’erano 500 unità politiche, che nel 1848 erano divenute 100 e sono ora 27». Oggi però alcuni ritengono che il Parlamento Ue non abbia poteri e la cittadinanza europea sia privata di partecipazione reale. Cassese non concorda conq uesta tesi: «I padri fondatori hanno stabilito altri legami, costringere gli Stati in un condominio, obbligarli a litigare e a risolvere i propri litigi con negoziati. Quello che si svolge dinanzi ai nostri occhi è proprio questo: governi nazionali e governo europeo sono costretti a cooperare». «L’Unione deve rispondere sia ai cittadini, sia ai governi nazionali ma ritengo che questo sia un assetto complicato ma produttivo». Insomma nessun Medio Evo in vista ma solo legami verticali (popolo che legittima una stato) e orizzontali (governi e Ue che si legittimano reciprocamente) che si intersecano.

Quanto alla mancanza di solidarietà Cassese non concorda. «Il Meccanismo europeo di stabilità e l'allargamento degli interventi della Banca centrale europea (acquisto di titoli statali sul mercato secondario, finanziamento di banche, che poi acquistano titoli statali) sono meccanismi funzionalmente equivalenti del sostegno comunitario dei debiti nazionali. Sono funzionalmente equivalenti della legge agosto 1861 con la quale il nuovo Regno d’Italia dichiarava debiti del Regno d’Italia tutti i debiti degli Stati precedenti».