Paul Krugman dice che l'austerità è stata un errore che ha trascinato tutta l'Europa in un disastro con la paura di finire come la prossima Grecia. L'Fmi ha ammesso di aver apllicato l'austerità troppo velocemente e in modo sperequato (i ricchi se la sono cavata mentre i poveri l'hanno subita tutta bloccando i consumi mentre l'inflazione restava alta a causa di monopoli distributivi). Inoltre secondo l'Fmi bisognava fare la ristrutturazione del debito prima di quanto sia stata fatta: in altri termini il debito doveva essere fatto pagare ai privati prima di quanto è avvenuto. La Ue invece aveva timore dell'effetto domino di un rischio uscita dall'euro. La Grecia insomma è diventata la pallina da ping pong con cui viene giocata una partita tra Fmi e Ue sulla ricetta per uscire dalla crisi. O se preferite uno scontro tra la dottrina Obama e la dottrina Merkel. Non a caso l'Fmi è diventato più duro e meno politico con richieste sempre più forti agli europei di fare la loro parte. Strano destino visto che secondo Jean-Claude Juncker furono proprio gli sttai rigoristi del Nord, Germania e Olanda a chiedere che ci fosse anche l'Fmi nel piano di salvataggio. Ora invece lo scontro è proprio tra Fmi e rigoristi europei che vogliono scaricare sugli investitori nella parte di azionisti, obbligazionisti (Grecia) e correntisti (Cipro) parte del debito e del costo dei salvataggi europei. Finché non ci sarà una narrativa comune sulle cause della crisi ameircana e europea non si troverà una soluzione condivisa.