Si avvicina il quinto anniversario del fallimento di Lehman Brother avvenuto il 15 settembre 2008 e in molti si chiedono che fine hanno fatto i banchieri americani protagonisti della crisi peggiore dal 1929? Un flash-back nel passato può aiutare a dare una risposta. Ai tempi del presidente repubblicano Ronald Reagan per lo scandalo delle casse di risparmio, le Savings & Loan, ci furono più di mille persone che finirono incriminate. E oggi? Zero. Niente, nada de nada. Cinque anni dopo l'inizio di una recessione senza precedenti dal 1929 nessuno dei banchieri americani è risultato responsabile per la crisi dei subprime (i mutui la cui moltiplicazione ha creato la madre di tutte le bolle). Anche i loro bonus non sembrano averne risentito in molti casi.
L'opinione pubblica è spaccata in America: c'è chi crede che sia stata tutta colpa di manager incapaci, o di speculazioni spericolate; c'è invece chi ritiene che ci siano gli estremi di comportamenti criminali che grazie a deregolamentazioni fatte ad hoc siano state depenalizzate. Il problema è che senza una chiara disanima dei motivi di fondo che hanno portato alla crisi finanziaria prima e a quella economica poi, non si avrà una narrativa comune per poter affrontare la possibilità di trovare una soluzione condivisa dai politici e porvi rimedio.
Francesco Guerrera, capo redattore finanziario del Wall Street Journal sulla Stampa di domenica 25 agosto pensa che "essere una cattivo manager non è un crimine", sposando così la tesi, fino a prova contraria, che non ci siano colpevoli negli Usa per la crisi, perché non ci siano stati reati, ma solo incapacità manageriali.
Parte del partito democratico invece ritiene che ci sia stata troppa accondiscedenza con le esigenze di Wall Street e cita i ritardi di implementazione della legge Dodd-Frank e la "melina" della amministrazione Obama sul ripristino della Glass-Steagall, ora meglio nota come "Volker rule" che vorrebbe separare le banche di investimento da quelle commerciali, così come fece nel 1933 il presidente democratico Franklin Delano Roosevelt.
Sì, certo un condannato c'è stato qualche settimana fa: Fabrice Tourre, un francese ex trader di Goldman Sachs che però non andrà in prigione perché il processo era civile. Mancano però colpevoli di rilievo. L'opinione pubblica americana sembra piuttosto preoccupata della ripresa che stenta a decollare piuttosto che dei motivi che hanno causato la crisi. Anche perché la materia è molto complessa, estremamente tecnica e non è tema da appassionare i dibattiti televisivi.
Così si rischia di far passare l'anniversario di Lehman Brother come un episodio accidentale di una crisi le cui ragioni sono ancora tutte lì, salvati per ora solo, come ha ammesso Christine Lagarde, direttore del Fmi, dalle azioni non convenzionali delle Banche centrali. "Questi includono la forward guidance dei tassi di interesse e l' allentamento quantitativo, misure adottate dopo che le banche hanno ridotto i tassi quasi a zero per sostenere le loro economie da una grave recessione innescata dal collasso di una bolla nel mercato immobiliare americano". http://ow.ly/odptz
Per di più al summit di Jackson Hole la Fed si è mostrata sempre più divisa tra chi vuole mantenere gli acquisti e chi teme di creare nuove bolle o il ritorno del'inflazione se non si comincia a cambiar rotta. Ma come si può decidere cosa fare in terra incognita se non si è ancora trovata una chiara e condivisa analisi sui motivi della grande recessione? Una crisi senza colpevoli è difficile da superare.