«Siamo pronti a tornare sul mercato nel 2014 dopo il piano di aiuti di creditori internazionali ricevuto a marzo – ha affermato Nikos Anastasiades, il presidente della Repubblica di Cipro nel corso di un colloquio con alcuni giornalisti europei tenuto nella sede del palazzo presidenziale nella capitale Nicosia – aggiungendo che il futuro di Cipro passa dall’energia, il turismo, il settore navale e nella stabilizzazione del settore bancario».
«Puntiamo sulla ricerca e lo sfruttamento del gas off-shore grazie alla collaborazione con l’italiana Eni, la francese Total, alcune società israeliane ma con l’esclusione dei russi», spiega il presidente cipriota che così smentisce la presenza di Gazprom.
«Oggi il settore navale vale il 7% del nostro Pil ma con lo sviluppo del settore energetico potremo diventare anche una nazione manifatturiera. Quanto al nostro settore bancario deve riacquistare la stabilità del passato, prima dell’intervento di aiuti da dieci miliardi di euro della Ue».
«La nostra legislazione e l’alta qualità dei nostri servizi finanziari continuano ad attrarre tra l’altro società russe e tedesche e questo avviene perché gli investitori stranieri credono nella bontà del nostro sistema legale che per ragioni storiche è molto simile a quello britannico».
L’isola infatti è stata un possedimento britannico fino al 1960 quando è diventata indipendente.
Quanto alla crisi finanziaria cipriora «questa non era collegata alla dimensione delle banche, che erano sì grandi rispetto al Pil dell’isola, ma come lo sono anche quelle in Lussemburgo. Il problema è intervenuto a causa degli investimenti delle maggiori banche cipriote nei bond greci che dopo l’haircut hanno creato perdite ai bilanci di questi istituti», ha spiegato il presidente cipriota.
Il presidente esclude contrasti sui controlli sui capitali con la Banca centrale cipriota che li vuole mantenere ancora per un anno, un terreno che è attentamente monitorato a Francoforte.
E sulla spinosa questione delle accuse di riciclaggio il presidente ribatte «che Cipro non è mai stata un paradiso per il riciclaggio e che una commissione indipendente, istitutita dalla Ue, ha riconosciuto la piena aderenza dell’isola alle normative europee anti-riciclaggio».