Una lettrice turca mi ha chiesto perché sono contrario al velo islamico in aula come fatto da quattro deputate dell'Akp in Turchia? Ho risposto che in Europa, in genere, si tende a separare la sfera pubblica da quella religiosa cercando di evitare di ostentare simboli religiosi in luoghi pubblici come scuole o aule parlamentari come prevde la legislazione francese dal 2005.
La lettrice turca ha obiettato che i trattati europei non vietano l'uso del velo islamico in luoghi pubblici né tantomeno nelle aule del Parlamento europeo. A quel punto ho chiesto direttamente al parlamento europeo di dirmi cosa prevedono i regolementi dell'aula di Bruxelles.
«Non c’è un codice di abbigliamento obbligatorio ma l’attività della Camera non deve essere disturbata», ha spiegato un portavoce del Parlamento europeo citando l’ufficio dei questori della Camera Ue. Come a dire che se una parlamentare si presentasse in burqa disturbando i lavori dovrebbe essere allontanata ma se nessuno avesse niente da obiettare allora non si potrebbe fare nulla. Siamo già all' Eurabia alle porte di Bruxelles?
Ma c'è di più. Il premier turco Erdogan ha anche detto che le deputate turche sono state elette dal popolo e quindi hanno mandato ad esprimere liberamente e senza restrizioni il loro credo politico e religioso in aula. Questo principio è superiore a quello del rispetto della laicità costituzionalmente (finora) previsto in Turchia.
Un tema interessante e da non sottovalutare. In ogni caso sarà meglio colmare il vuoto del regolamento del parlmento europeo in vista delle prossime elezioni prevedendo una norma semplice quanto esplicita: è vietato l'ostentazione in aula e nell'edifico parlamentare di simboli religiosi a difesa del principio di laicità con l'esclusione di personalità religiose invitate espressamente dai parlamentari. Norma che dovrebbe valere anche per la Camera dei lord a Londra dove parecchi membri sono anche membri della Chiesa di Inghilterra e ne ostentano gli emblemi. Ma questa è un'altra storia.