In Turchia continua la guerra tra governo e Banca centrale, si dimettono cinque dirigenti

Prosegue lo scontro al calor bianco tra il premier islamico moderato Recep Tayyip Erdogan e la banca centrale, che continua a resistere ai pressanti suggerimenti del capo dell’Akp, il partito di maggioranza relativa, e del governo a ridurre i tassi d’interesse a sostegnor della debole crescita, prevista dalla Banca mondiale al 2,4% per il 2014 contro il 4% del 2013. Ieri la banca centrale ha rimosso cinque dirigenti, tra cui il capo di gabinetto del governatore Erdem Basci, Ömer Erdogan. L’istituto di emissione ha annunciato nella tarda serata di ieri che la sua assemblea ha deciso la rimozione di due direttori generali, una vice direttore generale e due direttori, che continueranno a lavorare come consulenti della banca.
Che succede? Nessuno dei dirigenti è coivvolto direttamente nelle decisioni di politica monetaria che hanno mandato su tutte le furie il premier Recep Tayyip Erdogan in corsa probabilmente per le presidenziali di agosto, ma i media turchi inquadrano l’allontanamento dei dirigenti nell’ondata di rimpasti e trasfrimenti in corso in varie istituzioni dello stato turco promossa dal governo, che sta regolando i conti con il suo ex alleato, oggi suo nemico numero uno, l’imam Fethullah Gulen, epurando i seguaci della sua confraternita religiosa dopo avergli colpito le scuole per la preparazione all’esame di ammissione all’università. Erdogan accusa l’ex alleato Gulen, un tempo al suo fianco contro i militari schierati a difesa della laicità, di essere uno stato nello stato. Gulen dal canto suo ha sempre rispedito al mittente le accuse.
La banca centrale a gennaio aveva deciso un forte aumento dei tassi d’interesse, per fermare il crollo della lira turca, travolta dal maggiore scandalo di corruzione della Turchia moderna nel settore edizlizio e delle destinazioni d’uso dei terreni, inchiesta che ha fatto tremare il governo Akp al punto da costringerlo al rimpasto di quattro ministri chiave. A maggio l’istituto ha deciso, dopo i pressanti inviti di Erdogan, di tagliare i tassi di mezzo punto percentuale, nonostante la ripresa dell’inflazione, scontentando comunque il premier, che ha subito chiesto di più nel corso di un viaggio in areo di ritorno da un comizio presso la comunità turca in Germania. Il quotidiano Hurriyet, bandiera laica e antigovernativa, riferisce di voci secondo al quali Basci era pronto a dimettersi, ma il vicepremier Ali Babacan, un tecnico economico e un moderato all’interno dell’Akp, l’avrebbe convinto a restare alla guida della banca. LA Banca mondiale neòl suo recente Outllok ha detto che tre paesi sono particolarmente vulnerabili: il Brasile, il Sudafrica e la Turchia a causa di alta inflazione e deficit delle partite correnti. http://www.worldbank.org/content/dam/Worldbank/GEP/GEP2014b/GEP2014b.pdf