Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole costruire il terzo aeroporto di Istanbul entro il 2020 per rendere la città sul Bosforo un importante hub per le rotte mediorientali. Oggi l’aeroporto Istanbul Ataturk è “solo” 18° al mondo con 51 milioni di passeggeri all’anno. Il nuovo aeroporto avrà un costo stimato 10,3 miliardi di euro, secondo Nihat Ozdemir, presidente della Limak Holding, tra le cinque imprese di costruzione turche che hanno siglato un contratto lo scorso anno per costruire e gestire il nuovo aeroporto. La prima fase è progettata per gestire 90 milioni di passeggeri ogni anno dal 2018, secondo il sito web ad Ankara delle autorità aeroporti statali DHMI. Il progetto prevede di arrivare a 150 milioni di passeggeri successivamente.
Il gruppo di costruttori, guidati da Cengiz Insaat AS, riporta Bloomberg, pagherà il governo 22,1 miliardi di euro nei 25 anni di concessione dell’aeroporto. E alla fine servirà 150 milioni di passeggeri, con sei piste e 165 ponti di imbarco.
Un sindacato di sei banche turche tra cui le tre statali Ziraat, la Halk Bank, la Vakiflar Bank, probabilmente con la presenza anche di Yapi Kredi del gruppo UniCredit al 50%, la Garanti e la Denizbnak, metteranno sul piatto il più grande prestito locale mai concesso a una società pari a 4,5 miliardi di euro. Il tutto senza interventi di banche internazionali.
Oggi è l’aeroporto americano di Atlanta (92 milioni di passeggeri nel 2013) il maggiore aeroporto del mondo, seguito da 2°) Pechino (83 milioni), 3°) il londinese Heathrow (72 milioni), 4°) Tokio (68), 5°) Chigago (66,7), 6°) Los Angeles (66,6), 7°) Dubai (66,4), 8°) Parigi (62).
La classe politica italiana dovrebbe preoccuparsi di più di queste dinamiche se non vuole che il nostro paese venga penalizzato ulteriormente dalla rotte turistiche e di business aereoportuali internazionali.