Braccio di ferro tra troika e Atene sul l’indipendenza dei funzionari del fisco. Il governo greco, guidato da Alexis Tispras, ha licenziato in tronco il capo delle entrate greche, Ekaterini Savvaidou, dopo un consiglio dei ministri. Una mossa che potrebbe riaccendere le preoccupazioni sulla indipedenza politica delle autorità fiscali del Paese mediterraneo.
«Il Governo ha accettato all’unanimità la proposta del Ministro delle Finanze che la signora Savvaidou debba essere rimossa dal suo incarico», ha detto la portavoce del governo Olga Gerovasili ai giornalisti. Ma alcuni funzionari dell’Unione europea hanno ufficiosamente criticato la decisione del governo greco di rimuovere la signora Savvaidou, visto come un possibile segno di un intervento politico nella pubblica amministrazione. «Questo decisione può rafforzare il timore che una depoliticizzazione dell’amministrazione non possa essere attuata», ha detto un funzionario dell’Unione europea a Bruxelles al Wall Street Journal riportato da alcuni giornali greci tra cui Ekathimerini. I creditori internazionali considerano l’indipendenza delle autorità fiscali del paese come la madre di tutte le riforme strutturali per la Grecia, in quanto ritengono che solo un corpo politicamente indipendente farà sforzi decisi per affrontare il problema dell’evasione fiscale di massa del Paese. Le nemesi dei governi di Atene La signora Savvaidou è stata nominata Segretario generale del dipartimento delle Entrate fiscali a metà del 2014 dopo che il governo guidato dal conservatore Antonis Samaras aveva costretto alle dimissioni il suo predecessore, Haris Theoharis. Una decisione che venne giudicata dai rappresentanti della troika come un grave errore dell’allora primo ministro che infatti perse la fiducia dei creditori. L’estromissione di Theoharis fece molto arrabbiare i creditori della Grecia, Fondo monetario internazionale compreso. L’ex responsabile della spending review in Italia, Carlo Corrarelli, oggi tornato al Fondo, nel corso di una trasmissione radiofonica su Radio 24 questa estate aveva ricordato come quel licenziamento del capo del fisco ellenico fosse stato un grave colpo alla credibilità del Paese. Oggi però ci risiamo. I giornalisti greci hanno chiesto se la controversa decisione sia stata discussa preventivamente con i creditori del paese, ma la portavoce del governo greco Gerovasili ha detto che la Grecia è «uno stato sovrano. Ci sono leggi in questo paese e che saranno rispettate», ha aggiunto.
La Savvaidou è sotto inchiesta da parte della magistratura, secondo la stampa greca. Un procuratore greco la accusa di violazione dei suoi compiti per aver concesso un’estensione dei termini di circa un anno per la riscossione delle imposte sui ricavi per la pubblicità televisiva. Savvaidou è inoltre indagata per una revisione di una multa da 78 milioni di euro imposta a una società tecnologica. Savvaidou ha detto che tutte le accuse sono infondate. Un retroscena parla di un tentativo amcihevole fatto dal premier Tsipras di convincere la Savvaidou a dimettersi spontaneamente, ma la responsabile del Fisco greco avrebbe rifiutato dichirandosi estranea ad ogni accusa e che le sue dimissioni sarebbero state viste come una ammissione del suo coinvolgimento nello scandalo.
Insomma ancora una volta la crisi greca coinfluisce con la questione fiscale: dall’altra parte la democrazia rappresentativa si fonda proprio sul fatto che non ci può essere tassazione senza rappresentanza politica. Il problema è che in Grecia ampie parti della società hanno dribblato le imposte scaricandole sulle spalle dei soliti noti e rendendo le politiche di austerità ancora più dure. Alcuni analisti parlano di “cupio dissolvi” di Tsipras che non si sarebbe reso conto della gravità del passo falso, una decisione che potrebbe ritardare la concessione della tranche da 3 miliardi di euro previsti a giorni e il rinvio dei colloqui per ridurre il debito.