Tempo di bilanci e di previsioni future anche per l’Europa centro-orientale dove la Polonia si mantiene in testa nella crescita del Pil ((+3,7% nel 2016 e +3,8% nel 2017), seguita dalla Romania ((+3,9% e +3,5%) mentre il gigante russo tenterà un timida ripresa (atteso Pil -0,9% in 2016 e +1,2% in 2017).
Il contesto economico sarà «favorevole» nel 2016 per l’Europa centro-orientale. Il previsto consolidamento della crescita nell’area euro, i prezzi del petrolio bassi (oggi viaggiano a 37 dollari al barile per il brent) e i tassi d’interesse ai minimi grazie all’easing quantitativo della Bce (60 miliardi di euro di acquisti mensili di assets almeno fino al marzo 2017) continueranno infatti a sostenere la congiuntura, secondo l’ultimo rapporto pubblicato da UniCredit Research nel quale si stima che le economie dei Paesi del Centro-Est Europa (Cee) che fanno parte della Ue registreranno «una crescita superiore al potenziale anche nel biennio 2016-2017». Gli analisti di UniCredit prevedono che la crescita nella Cee «rimarrà robusta e comprenderà tutti i Paesi della regione».
In particolare, si prevede che i nuovi Paesi membri dell’Ue nell’Europa centrale «continuino a crescere con un ritmo sostenuto, oltre il 3%». Un calo temporaneo dei fondi dall’Ue peserà sulla crescita nel 2016, ma i fondi forniranno un contributo positivo l’anno successivo quando le esportazioni potrebbero rallentare.
Nonostante le prospettive favorevoli, i ricercatori di UniCredit segnalano anche il permanere di «numerosi rischi»: da quelli legati ai singoli Paesi dell’area alla sottoperformance dell’Europa, dalle tensioni geopolitiche alla stretta della Fed. Il rallentamento della Cina «potrebbe interessare soprattutto Russia e Ucraina, mentre la stretta della Fed rappresenta un rischio principalmente per Turchia, Croazia e Serbia». Le tensioni geopolitiche «peseranno sull’area orientale della regione Cee anche nel 2016, mentre la politica interna diventerà un fattore sempre più importante per la politica economica, con possibili ripercussioni negative in numerosi paesi della Cee».
Gli andamenti, segnala UniCredit Reasearch nel rapporto commentato dal capo economista Cee Lubomir Mitov, saranno differenti da Paese a Paese, con «una crescita lievemente inferiore nel 2016» e con «un probabile miglioramento nel 2017». La crescita di Croazia (+1,1% nel 2016 e +1,5% nel 2017) e Serbia (+1,7% e +2,1%) resterà invece «praticamente invariata».
L’economia dovrebbe acquistare maggior slancio in Turchia l’anno prossimo (UniCredit stima Pil +3% nel 2016) e nel 2017 (+3,3%). In Russia, entro la metà del prossimo anno dovrebbe iniziare una ripresa fiacca che si trascinerà anche nel 2017 (atteso Pil -0,9% in 2016 e +1,2% in 2017), mentre la crescita dell’Ucraina è destinata a “languire” intorno al 2% in entrambi gli anni.
Nella Cee gli sviluppi varieranno da Paese a Paese. Mentre la crescita dovrebbe rafforzarsi lievemente in Bulgaria (+3% nel 2016 e +2,9% nel 2017) e Polonia (+3,7% e +3,8%), è previsto un rallentamento per Repubblica Ceca (+2,3% e +3%), Ungheria (+2,8% e +2,8) e Romania (+3,9% e +3,5%). Tale rallentamento dovrebbe principalmente riflettere il calo di utilizzo dei fondi Ue in concomitanza con la transizione tra il vecchio e il nuovo bilancio Ue e il minor contributo delle esportazioni nette perché l’aumento delle importazioni supera quello delle esportazioni. L’aumento delle importazioni va ricondotto principalmente a una nuova accelerazione della domanda interna che dovrebbe rimanere il fattore trainante della crescita.
Contrariamente agli investimenti pubblici, secondo i ricercatori di UniCredit i consumi e gli investimenti privati dovrebbero accelerare. «Una crescente fiducia, l’incremento della redditività aziendale e l’aumento dei finanziamenti erogati dalle banche – segnalano – dovrebbero sostenere gli investimenti privati. I consumi privati dovrebbero trarre vantaggio dai progressi del mercato del lavoro, dalla maggior crescita salariale e dal rimbalzo del credito al consumo. Il rafforzamento della domanda di credito dovrebbe indurre le banche nazionali ad aumentare l’erogazione di finanziamenti, agevolata dalle solide posizioni patrimoniali, dall’abbondante liquidità e dai bassi tassi d’interesse».
Le pressioni sui prezzi «dovrebbero rimanere contenute il prossimo anno per poi rafforzarsi gradualmente negli anni successivi e avvicinarsi agli obiettivi delle banche centrali entro la fine del 2017». Nel 2016 «l’inflazione continuerà a essere frenata dalla bassa inflazione importata dall’area euro e dal petrolio sottotono. Entrambi dovrebbero compensare la spinta sui prezzi esercitata dalla crescita dell’occupazione e dai salari, mentre i gap di produzione si riducono». Si prevede pertanto «un proseguimento delle politiche monetarie espansive in tutta la regione, con i tassi d’interesse fermi o in diminuzione». Nuove misure espansive, infine, potrebbero essere varate in Ungheria, Romania e Polonia.