Nuovi sviluppi sulla intricata vicenda del salvataggio delle cinque maggiori banche slovene sui cui il 19 luglio si dovrà pronunciare la Corte di giustizia europea, una sentenza che potrebbe avere effetti anche sulle vicende italiane. La Banca centrale slovena ha comunicato che il suo governatore non ha alcuna intenzione di dimettersi su presunte irregolarità avvenute nel salvataggio del settore bancario del Paese del 2013, negando così le supposizioni contentute in articolo di giornale secondo cui il responsabile dell’Istituto centrale starebbe prendendo in considerazione le dimissioni. Citando fonti bancarie, Finance, un quotidiano economico finanziario di Lubiana, ha scritto nella sua edizione di lunedi che Bostjan Jazbec potrebbe dimettersi il 20 luglio, un giorno dopo che la Corte di giustizia europea a Lussemburgo dovrebbe decidere se la Slovenia si è mossa in linea con le norme allora vigenti quando decise di azzerare il valore dei bond subordinati delle banche locali come parte del salvataggio del 2013. «Il Governatore Jazbec non ha intenzione di dimettersi», ha detto la banca centrale in un comunicato inviato via email, e bollando l’affermazione come «totalmente falsa». Mercoledì scorso, la polizia slovena aveva ha fatto irruzione presso i locali della Banca centrale slovena nel corso di un’indagine sulle circostanze in cui sono state coinvolte nelle perdite le obbligazioni sebbene si trattasse di un bail out e non di un bial in . L’Associazione slovena dei Piccoli Azionisti ha intrapreso un’azione legale contro la Banca di Slovenia e le banche locali ritenendo il coinvogimento dei risprmi dei piccoli azionisti illegale. La perquisizione ha indotto la Banca centrale europea, di cui Jazbec è membro del consiglio, a minacciare azioni legali contro la Slovenia. Il precedente governo ha versato più di 3 miliardi di euro di nuovi capitali nelle banche locali per lo più di proprietà statale per impedire loro di fallire sotto un pesante fardello di sofferenze, crediti che erano stati concessi ad enti, società e persone fisiche che non avevano poi avuto al possibilità di restituirli. Il salvataggio ha consentito alla Slovenia di evitare in extremis un salvataggio internazionale con ricorso alla Troika. Come parte del piano di aiuti circa 600 milioni di euro di obbligazioni subordinate dei piccoli riasparmiatori sono state coinvolte nei costi e nelle perdite del salvataggio delle cinque banche.
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