Sembra una spy-story finanziaria ma non lo è. Alla vigilia dei 60 anni della firma dei Trattati di Roma sulla Unione europea si stagliano ombre russe su Zagabria. Possibile? Come? Nei corridoi delle direzioni economiche-finanziarie a Bruxelles sono in molti a guardare con una certa apprensione a cosa sta accadendo a Zagabria, l’ultima entrata nella famiglia europea. La Croazia che è nella Nato dal 1 aprile 2009 e dal 1 luglio 2013, è il ventottesimo stato dell’Unione europea (in attesa di Brexit che riporterà a 27 il totale) e deve affrontare un crisi aziendale molto pesante.
Ma cosa centrano i russi o per meglio dire le banche del Cremlino? Secondo informazioni ufficiose, diffuse dai media croati, la più grande società della Croazia e una delle maggiori compagnie dell’Europa sud-orientale, il gigante agroalimentare Agrokor, sarebbe in “gravi difficoltà finanziarie, al limite del collasso”.
Esagerazioni giornalistiche in cerca di facili titolazioni ad effetto? Non proprio. La rete tv N1 sostiene che recentemente a un incontro riservato tra i rappresentati del governo di Zagabria e il proprietario maggioritario dell’Agrokor, l’imprenditore Ivica Todoric, sarebbe stato deciso che lo Stato croato non interverrà in aiuto della società (insomma per usare un termine caro ai tecnocrati della commissione europea nessun bail- out in vista) con soldi pubblici.
Una scelta legittima ma la Agrokor possiede catene di supermercati in Croazia, Bosnia, Slovenia e Serbia,nonché decine di strutture produttive in questi e altri Paesi. Insomma è un gigante economico, o almeno lo era. La società dichiara un giro d’affari annuo di otto miliardi di euro e conta quasi 60 mila persone solamente in Croazia e pesa per il 15% del Pil croato. I problemi di Agrokor sarebbero la conseguenza dei troppi debiti contratti negli ultimi anni, quando la società era in forte espansione, e che ora non riesce a ripagare second le scadenze pattuite. Nelle ultime settimane, le principali agenzie di rating internazionali tra cui Moody’s e Standard and Poor’s hanno rivisto in negativo le prospettive della Agrokor.
Brutto segnale per il rating dei debiti totali della società croata che hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro. Secondo la stampa, il principale creditore, la Sberbank russa, avrebbe intenzione di attivare i meccanismi per riscuotere i crediti concessi alla Agrokor, che di conseguenza potrebbe cambiare drasticamente la composizione azionaria a favore del Cremlino. La Sberbank è in mani dello Stato russo, fatto che aggiunge ulteriori aspetti geopolitici da ritorno della Guerra fredda alla vicenda della società croata in difficoltà. Senza contare che della partita ci sarebbe anche una altra banca russa, la Vtb. Insomma proprio alla vigilia dei 60 anni dei Trattati di Roma sulla unione europea e dopo aver tirato un sospiro di sollievo sul voto olandese si staglierebbero ombre russe su Zagabria.