In Francia i giochi sono ancora aperti

Emmanuel Macron, 39 anni, ha vinto “marciando” il primo turno delle presidenziali francesi. Tutto bene, dunque? Non proprio. Il quotidiano parigino Le Monde, bandiera della sinistra, avverte in un accorato editoriale “Le refus du Front National” a non abbassare la guardia perché i giochi sono ancora aperti. Scaramanzia da intellighenzia di gauche? Forse ma il Front National di Marine Le Pen ha preso 7,6 milioni di voti , 2,8 milioni in più che nel 2002 con Le Pen padre che batté a sorpresa il premier socialista Lionel Jospin grazie alle divisioni della gauche che si spaccò disperdendo voti preziosi a favore di Jean-Pierre Chevènement. I due candidati della sinistra restarono fuori e il FN andò al ballottaggio. Dopo 15 anni la destra estrema ha preso quasi altri 3 milioni di voti, un segnale preoccupante e da non sottovalutare. Inoltre secondo i sondaggi di Ipsos Macron vincerebbe al secondo turno con il 62% di voti, molti di meno di quell’80% repubblicano che prese a valanga il gollista Jacques Chirac nel 2002. Altri tempi. Certo Macron ha vinto  con programma europeo dove propone addirittura un ministro delle Finanze dell’eurozona, fornito di budget e un parlamento che ne controlli l’operato. Un passo in avanti enorme. Significa mettere in comune parte del debito. Un’agenda molto europeista che però non parla né chiede più flessibilità sui conti pubblici come fanno spesso altri leader europei ad ogni piè sospinto. Macron intanto si sente già presidente all’Eliseo. Ma attenzione perché i voti del candidato di sinistra estrema Jean Luc Méanchon sono in libera uscita e forse si dirigono ordinatamente e in silenzio verso l’astensione. Hillary Clinton ricorda bene l’errore di arroganza, l’hubrys direbbero i greci classici di non occuparsi dell’astensione dei voti democratici a sinistra di Bernie Sanders. Hillary Clinton era stata data dai sondaggi in viaggio per Washington in carrozza a due settimane del voto. Poi sappiamo come è andata  a finire.

Alla recente consultazione presidenziale tenutasi in due riprese a Vienna i due partiti storici, i democristiani e i social-democratici,  sono stati esclusi dopo 70 anni dal ballottaggio a favore del candidato di estrema destra e del Verde Van der Bellen poi risultato vincitore. I numeri in Francia oggi sono tutti a favore di Macron che ha saputo cogliere il vuoto centrista dei due partiti storici che hanno preferito abbandonare i candidati moderati come Alain Juppé che avrebbe fatto sicuramente meglio di François Fillon come pure i socialisti hanno preferito il radicale Benoit Hamon al moderato ed esperto ex premier Manuel Valls. Due gravi errori strategici di chi cerca di inseguire la destra estrema sui suoi territori e ne esce con le ossa rotte. In realtà per capire la situazione del voto presidenziale francese non bisogna usare le due categorie storiche della destra e la sinistra ma quelle nuove della chiusura protezionista e sovranista contro i fautori della globalizzazione e della costruzione sovranazionale europea come abbiamo ormai appreso dopo Brexit e l’elezione di Trump negli Usa. Mancano due settimane al ballottaggio e i giochi sono ancora molto aperti.