Dopo l’avanzata in Germania e Austria, i populisti di destra sfondano nella Repubblica ceca

Praga volta decisamente a destra seguendo la scia austriaca di domenica scorsa. Un segnale inquietante per Bruxelles e da valutare attentamente. Il partito fondato dal miliardario Andrej Babis ha stravinto le elezioni parlamentari della Repubblica ceca, nuovo segnale di insofferenza verso i partiti tradizionali pro-establishment. Il partito di Babis ha guadagnato il 29,8% dei voti, quasi 20 punti di più rispetto al secondo partito. Al secondo posto si è piazzato un partito di  centrista storico con l’11,3 per cento. Dietro il Partito dei pirati ( 10,8%) e un partito antieuropeista, il Partito della democrazia diretta (10,7%). I socialdemocratici  crollano al 7,5 per cento. Male anche i democristiani.

“Questo è un terremoto. È una rivolta nei confronti dei partiti tradizionali”, ha detto al Ft Milan Nic, esperto della regione del Consiglio tedesco sulle relazioni estere.

Il risultato è l’ultima in un’ondata di successi per i populisti nelle elezioni europee di quest’anno, dopo una forte prova di forza del Front National di Marine Le Pen nelle elezioni presidenziali francesi, l’ingresso dell’AfD nel Bundestag tedesco e il terzo posto del  partito di estrema destra in Austria di Heinz-Christian Strache.

Colpa della crisi economica? Niente affatto visto che l’economia è in piena espansione e  vanta il tasso di disoccupazione più basso nella Ue.

I socialdemocratici, che hanno guidato la precedente coalizione,  hanno visto crollare la quota dal 20,5 nel 2013 al 7,3 per cento. La quota dei democristiani  è diminuita da 6,8 a 5,8 per cento. Il vice presidente del partito di maggioranza Jaroslav Faltynek ha detto che parlerà con chiunque per fare un governo di coalizione. Babis ha promesso di dare più efficienza alla macchina statale ma soprattutto ha saputo catalizzare lo scontento verso i partiti tradizionali e una insofferenza crescente verso i grandi paesi europei che vorrebbero guidare l’Unione europea in chiave sempre meno comunitaria tagliando i poteri alla Commissione e trasferendola di nuovo agli stati nazionali. La Repubblica ceca fa parte con la Slovacchia, Polonia e Ungheria del gruppo di Visegrad, un gruppo di paesi che si oppone alle quote Ue di migranti obbligatorie.