La sessione vigilanza della Bce sotto la guida della signora Daniéle Nouy e le sue sorprendenti proposte di nuove regole sulla svalutazione degli Npl stanno facendo rivedere le posizioni sul futuro del sistema bancario italiano da parte dei grandi big internazionali Usa del credito che intanto dopo la crisi del 2008 macinano miliardi di utili ad ogni trimestre come schiacciasassi. Ma andiamo con ordine. Le nuove e più stringenti regole della Bce in tema di copertura delle sofferenze (Npl) potrebbero causare un dimagrimento dei dividendi distribuiti dalle banche italiane. Ne sono convinti gli analisti di JpMorgan, i quali riporta l’agenzia Ansa in una recente nota destinata agli investitori spiegano che gli Istituti più penalizzati sono quelli con “una minore copertura sulle Npe”, le esposizioni deteriorate. Gli occhi degli analisti sono puntati anche sui coefficienti patrimoniali, che potrebbero subire un’erosione proprio a causa delle regole più severe dell’Eurotower.
Possibile? Una doccia fredda a cui i politici italiani impegnati in Europa dovranno far fronte – come già fatto dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajiani – quanto prima senza sottovalutazioni del problema. Non a caso l’ad di Intesa Sanpaolo ha lanciato l’allarme chiedendosi come mai non ci sia tanta urgenza anche sui derivati .
Più in dettaglio a Washington l’AD di Intesa Carlo Messina sentito dal Sole 24 ore si è chiesto recentemente come mai le autorità competenti abbiano puntato il faro sulle banche italiane scegliendo solo un parametro, quello dei NPL e trascurando gli altri due, “Repossesed Assets” (attivi immobiliari acquisiti dalle banche spagnole durante la crisi finanziarie) e portafogli di derivati, che riguardano soprattutto le banche francesi. Insomma il tema è importante e i politici italiani in un modo bipartisan non dovrebbero affatto trascurarlo.
Molto importante un giudizio positivo su Unicredit espresso da parte del fondatore dell’Hedge Fund Suretta, Aaron Cowen, che, intervistato da Bloomberg, ha definito il titolo “interessante” in quanto il recente aumento di capitale da 13 miliardi “assomiglia a quello che abbiamo visto fare dalle banche Usa nel 2009”. A suo avviso l’Ad Jean Pierre Mustier “è stato determinato sia nell’aumentare il capitale sia nel tagliare i costi”, azioni che a suo dire “faranno crescere il titolo”. Inoltre, se la Bce alzerà i tassi, il titolo di Piazza Gae Aulenti potrà crescere “fino a 30 euro” a fronte degli attuali 17,22 euro. Unicredit ha però dovuto cedere anche ottimi investimenti come Pioneer sul risparmio gestito e la banca commerciale polacca Pekao.