La troika fa scappare le imprese greche in Bulgaria a caccia di un fisco più leggero

La politica economica di cieca austerità in Grecia voluta e imposta dalla troika in rappresentanza delle esigenze dei creditori internazionali non cessa di provocare disastri e danni collaterali mentre il debito pubblico viaggia al 180% del Pil. I media bulgari riprendendo con enfasi una notizia apparsa sull’autorevole quotidiano greco Kathimerini, solitamente molto critico verso il governo Tsipras, riferiscono di un numero crescente di imprese e professionisti greci in fuga verso la Bulgaria per sfuggire a una pressione fiscale eccessiva..

Il fenomeno di de-localizzazione fiscale, che non è nuovo ma si è consolidato ultimamente, si sottolinea, sarebbe dovuto alla ennesima stretta fiscale e sulla previdenza sociale (è il 13° taglio alle pensioni dall’inizio della crisi nel 2010 con aumento dei contributi) nei confronti delle società e dei liberi professionisti sotto il Partenone.  Insomma  gli ultimi dati ufficiali dimostrano che in Bulgaria sono registrate circa 15 mila tra società e liberi professionisti greci che hanno deciso di lasciare la Grecia, in aumento del 30 per cento nella prima metà dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo
del 2016.
Questa fuga di massa continua senza sosta, rilevano gli esperti, per via della forte tassazione imposta negli ultimi anni dal governo greco, costretto a sua volta dalla crisi economica e per via dei programmi di salvataggio nazionali voluti dalla troika a incrementare le entrate fiscali, e per l’aumento dei contributi previdenziali interni. Il tutto sotto la regìa dell’ex ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che ora ha traslocato alla presidenza del Bundesstag ma la cui politica di austerità non verrà abbandonata dal successore e non cesserà di provocare danni in Grecia e nei paesi con alto debito e scarsa crescita.