Sulle sofferenze bancarie e il loro trattamento continua lo scontro tra Italia da un lato e Bce-eurogruppo dall’altro. Una saga o meglio una battaglia molto importante per il futuro del sistema creditizio italiano e la sua redditività dopo che il paese ha dovuto per primo in Europa applicare le regole del bail-in nei salvataggi bancari. Ma andiamo con ordine. La vigilanza Bce guidata dalla francese Nouy non demorde – riporta l’Ansa – sulla necessità, per le banche italiane, di smaltire i crediti deteriorati e andrà avanti con le regole contenute nell’addendum della discordia che entreranno in vigore nel 2018. La posizione è stata ribadita dal capo della supervisione bancaria della Bce, la francese Danielle Nouy, all’Eurogruppo a Bruxelles nonostante le perplessità del presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e l’opposizione annunciata dalle banche italiane spalleggiate da associazioni di impresa e partiti politici. Una posizione che ha trovato anche l’appoggio del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, socialista olandese: “in generale c’è accordo (all’Eurogruppo, ndr) con l’approccio della Bce” sui crediti deteriorati; e “voglio rassicurare il pubblico italiano attraverso di voi, perché è preoccupato di questi nuovi requisiti per le banche: servono per essere sicuri che i problemi delle banche italiane non accadano più in futuro”. Le rassicurazioni di Dijsselbloem per ora sembrano una mission impossible.
Dijsselbloem – che è in scadenza per il mandato all’eurogruppo in quanto non è più ministro in carica poiché il suo partito, il laburista olandese ha perso le elezioni -, ha sottolineato che “dobbiamo avere molto rispetto per il lavoro che l’Italia sta facendo con le banche, ma allo stesso tempo dobbiamo guardare avanti e dare alle banche un solido sguardo di prospettiva, prepararle e prevenire che lo stesso problema torni in futuro. Ed è quello che la supervisione Bce sta facendo”.
Poche ore prima, dalla capitale spagnola, il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco aveva citato il passo dei Promessi sposi (“adelante Pedro, con juicio”) per lanciare un appello a usare l’equilibrio nelle regole sugli Npl in modo da evitar effetti negativi a catena sui bilanci e sulla ripresa, a causa di vendite forzose dei crediti a pochi operatori. Insomma di non scatenare una valanga di vendite. Visco era tornato a sollecitare la revisione delle regole europee per permettere, in limitati casi, con più celerità i salvataggi pubblici. Visco ha poi ribadito l’importanza di una ‘bad bank’ di sistema nell’ambito delle regole Ue per affrontare il problema degli Npl. Il problema però espresso da alcuni analisti in passato è che i nostri partner Ue non vedono bene questa ipotesi a causa del nostro debito eccessivo che viaggia sul 130% del Pil .
Ma alla Bce di Francoforte ritengono che fra le banche italiane, a parte i due campioni Intesa e Unicredit (oltre a Mediobanca), il lavoro sugli Npl sia ancora molto e si tenda a negare l’importanza del problema. Il famoso addendum della Nouy (che prevede accantonamento al 100% dei crediti deteriorati non garantiti dopo due anni e dopo 7 anni per i garantiti ma solo sui flussi) andrà avanti quindi e, dopo la consultazione, entrerà in vigore all’inizio del 2018. Non è condivisibile quindi la posizione dell’Italia che vede una minaccia al credito delle Pmi. Da Francoforte si rileva come siano le banche in difficoltà a non prestare, mentre quelle sane non hanno problemi. Insomma una battaglia su tutta la linea che proseguirà
giovedì quando la Nouy verrà audita al Parlamento europeo alla sede di Strasburgo il quale ha sollevato anche un problema di competenze sulla normazione con una lettera del suo presidente. Si vedrà se l’Italia è isolata o riuscirà ad attrarre alleati tra gli altri 18 paesi eurozona.
Anche a Roma martedì, torna a riunirsi la Commissione d’inchiesta con l’audizione dei commissari liquidatori dei due istituti fra cui l’ex ad Fabrizio Viola. Al centro ci sarà l’esame del cosiddetto “capitalismo di relazione” della lista dei grandi debitori insolventi. E si guarda a giovedì quando ci sarà il confronto fra Consob e Banca d’Italia per chiarire le discrepanze emerse nella prima audizione del capo della vigilanza di Via Nazionale Carmelo Barbagallo e il dg di Consob Angelo Apponi sulla collaborazione fra le due autorità in merito alla fissazione del prezzo delle azioni delle due banche. I rilievi mossi dalla Banca d’Italia erano contenuti nei verbali delle ispezioni del 2008 e 2009, verbali che Via Nazionale non ha l’obbligo di trasmettere integralmente a Consob alla quale dovrebbe aver mandato un estratto. Giovedì scorso Apponi si era riservato di far cercare dagli uffici tale documentazione che forse, almeno per quanto riguarda quella alla Popolare Vicenza, dovrebbe essere anche nella mole di documenti depositati alla stessa Commissione.
ABI. L’Abi più in dettaglio è tornata a esprimere preoccupazione per la proposta Bce sui crediti deteriorati. “Occorre continuare ad agire sui fattori di fragilità strutturale – ha detto il direttore generale Abi Giovanni Sabatini in audizione al Senato sul Ddl Bilancio ed evitare ulteriori provvedimenti regolamentari e della vigilanza bancaria potenzialmente restrittivi dell’offerta di credito. La proposta Bce esprime scelte di policy che sollevano perplessità e forti preoccupazioni. E’ auspicabile che ci sia una convergenza delle istituzioni nazionali per adoperarsi nelle sedi preposte affinché la proposta sia riformulata in modo adeguato e non penalizzante per l’Italia”. Secondo Sabatini, una tale direzione avrebbe “potenziali enormi riflessi” sulle banche e sulle imprese, quindi sulla ripresa del Paese.
Come si può vedere le posizioni in campo dei diversi protagonisti sono molto distanti e promettono sviluppi interessanti.