Le vendite di case turche sono scese del 12,5% su base annua nel mese di agosto toccando quota 105.154 e l’emissione di mutui per acquisto di abitazioni sono crollate di due terzi: due segnali evidenti di un’aspettativa da parte degli operatori di un forte rallentamento economico del Paese della Mezzaluna sul Bosforo nella seconda metà dell’anno. Il calo è stato contrassegnato da un’inversione di tendenza da luglio, quando le vendite complessive delle case erano aumentate del 6,9% rispetto a un anno prima e questo è il primo calo delle vendite dal mese di aprile.
Le ricadute della crisi valutaria.
La crescita dell’economia turca è rallentata al 5,2 percento anno su anno nella seconda parte dell’anno dallo stratosferico 7,4% del primo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Il nostro tasso di crescita è il maggiore dell’area Ocse e il secondo più alto tra i Paesi del G20” aveva commentato euforico su Twitter il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Oggi, invece, le vendite di case con mutuo sono crollate del 67,1% su base annua nel mese di agosto a 12.743, secondo quanto riferito dal Turkish Statistical Institute, l’istituto di statistica turco.
La Turchia ha adottato misure per sostenere il mercato immobiliare in forte frenata. A maggio, un gruppo di società immobiliari aveva dichiarato che i nuovi acquirenti avrebbero ottenuto uno sconto del 20% sui prezzi delle case e gli acconti per i mutui sarebbero stati ridotti al 5% per un mese. Ma il crollo della lira ha frenato gli acquirenti.
Questa mossa è arrivata dopo che gli istituti di credito di proprietà statale hanno abbassato i tassi sui mutui immobiliari su pressione del presidente Tayyip Erdogan che ha esortato le banche locali a sostenere il settore. Poi però l’aumento dei tassi ha frenato ogni velleità.
Uno spunto di ottimismo per il settore è arrivato dalle vendite di case agli stranieri che sono aumentate del 129,6% nel mese di agosto a 3.866 grazie al cambio favorevole che avvantaggia i compratori in valuta forte (non solo ovviamente nell’acquisto di case).
La banca centrale di Turchia ha aumentato il suo tasso di riferimento di 625 punti base la scorsa settimana, il più consistente dell’era di Erdogan al potere, per sostenere la lira che aveva perso il 40% del suo valore da inizio anno sul dollaro e ridurre l’inflazione che è salita al 17,9 per cento in agosto, il più alto dal 2003. Ora però gli analisti si attendono una frenata dell’economia turca che potrebbe cadere in recessione per poi riprendersi grazie all’export avvantaggiato dalla lira debole. Le riserve valutarie lorde della banca centrale turca hanno toccato il livello più basso dall’aprile del 2010 a 68,92 miliardi di dollari.
L’incontro con le società americane
Il presidente Erdogan ha ricevuto mercoledì 19 settembre nel suo palazzo di Ankara i dirigenti in Turchia di oltre 30 grandi aziende americane, mentre prosegue il duro scontro politico ed economico con gli Stati Uniti che ha aggravato la crisi della lira. Secondo fonti dell’ufficio presidenziale, alla riunione parteciperanno tra gli altri i rappresentanti nel Paese di Google e Microsoft. L’incontro avviene alla vigilia della presentazione da parte del governo turco di un piano economico molto atteso, che potrebbe essere anticipato agli investitori Usa per cercare di frenare la fuga dei capitali stranieri. Nelle scorse settimane, Erdogan aveva invitato al boicottaggio di prodotti americani a seguito delle sanzioni e dei dazi imposti ad Ankara dall’amministrazione di Donald Trump. Ora Erdogan sembra aver scelto la strada del dialogo.