Alcuni commentatori hanno scritto che il fallimento di Lehman Brother provocò una recessione economica di tali dimensioni che portò a sua a volta un duro attacco alla sopravvivenza stessa della classe media occidentale e alla successiva nascita dei movimenti populisti.
Per questo è molto importante analizzare l’importante ricostruzione di quei drammatici momenti con l’ammissione degli eventuali errori fatti avvenuta recentemente al Brookings Insititute a New York in occasione del decennale di quell’evento con tre protagonisti di primo piano di quei giorni drammatici quali Tim Geither, numero due della Fed e poi segretario al Tesoro Usa di Barack Obama, Ben Bernanke, ex numero uno della Fed e Hank Paulson, ex segretario al Tesoro di Bush nonché banchiere di lungo corso.
La ricostruzione dei dieci giorni che sconvolsero Wall Street
Alla richiesta di ricordare il momento peggiore della crisi, Geithner ha ricordato un episodio privato quando una mattina dopo essersi seduto a colazione con sua moglie mentre lei leggeva sul giornale quello che era stato fatto il giorno prima vide un misto di disperazione e dubbi manifestarsi sul suo viso. Se anche sua moglie manifestava perplessità cosa ne avrebbero pensato gli operatori e i comuni cittadini?
Si sarebbe, dunque, potuto fare scelte diverse nella gestione della crisi peggiore dai tempi della Grande Depressione? Geithner ha affermato che se il governo degli Stati Uniti avesse atteso con più calma fino a quando non ci fosse stata altra possibilità se non nazionalizzare alcune grandi banche, questa scelta attendista avrebbe potuto aggiungere più opportunità di manovra. “Agire prima in modo che le banche potessero rimanere in mani private è stata una scelta economicamente più solida, ma politicamente si è rivelata più costosa”. Ecco la prima importante ammissione che sotto la pressione degli eventi non si è tenuto conto sufficientemente della possibile reazione e risentimento popolare.
Geithner ha osservato che comunque normalmente la gente comune pensa che la Fed abbia più potere di quello che effettivamente abbia realmente. Ci sono in circolazione “una montagna di credenze esagerate su ciò che le banche centrali possono fare”. Evidentemente non è così e stiamo parlando della Banca centrale più potente al mondo.
Geithner ha ricordato che alcune persone furono inizialmente sollevate quando le autorità pubbliche non salvarono Lehman, ma poi lo considerarono come la prova che la crisi aveva superato il potere della Fed di contenerlo. “Non erano in grado di impedire a Lehman di fallire”. Quindi successivamente al mancato salvataggio la percezione comune cambiò rapidamente dal momentaneo sollievo in una ammissione di impotenza che avrebbe potuto portare al contagio del panico.
Ben Bernanke
Bernanke, lo studioso che aveva piena coscienza della Grande Depressione e degli errori fatti negli anni 30, ha affermato che, a ben vedere, la risposta del governo americano è stata tardiva, ma che poi si è dimostrata un successo anche se è rimasta una scelta impopolare. Insomma una medicina necessaria sebbene amara per le conseguenze politiche che ha generato.
E sul salvataggio di Lehman? Bernanke ha sostenuto che il prestito a Lehman non era solo al di fuori dell’autorità legale della Fed, ma non era neppure fattibile. Quindi nessun ripensamento a riguardo. Quanto alle polemiche sugli effetti sulle diseguaglianze del cosiddetto alleggerimento quantitativo della Fed (l’acquisto massiccio di titoli da parte della Fed, ndr) , Bernanke ha rispedito al mittente le accuse.
Bernanke ha sfidato nel corso del dibattito al Brookings Insititute le accuse di alcuni gestori di hedge fund, tra gli altri, che hanno sostenuto che il QE della Fed è stato i maggior responsabile dell’aumento delle disuguaglianze sociali negli Stati Uniti. Una polemica che ha intossicato il dibattito politico americano per mesi e ha aiutato lo strappo dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Hank Paulson
Hank Paulson, all’epoca era il segretario al Tesoro di George Bush Jr., ha affermato che il governo non aveva il potere di costringere le banche a utilizzare soldi pubblici nell’ottobre 2008, quindi ha dovuto rendere i termini di ricorso ai soldi statali attraenti, motivo per cui non ha posto limiti ai bonus dei banchieri. Insomma non aveva scelta se non quella di blandire i banchieri per evitare il fallimento di altri istituti di credito. Una scelta che ha provocato molte polemiche e risentimento anche tra gli stessi senatori repubblicani.
Paulson ha poi spiegato i motivi del suo silenzio il giorno in cui Lehman fallì. Se avesse riconosciuto i limiti della capacità del governo di intervenire, Morgan Stanley sarebbe collassata immediatamente.