Un ritorno al 1968? A guardare cosa sta avvenendo in questi giorni in Francia, Belgio, Ungheria sembra proprio di sì. Le proteste di piazza hanno modalità, gradi di violenza e obiettivi diversi, ma le manifestazioni che nell’ultima settimana hanno scosso l’Europa hanno un unico comune denominatore: la rabbia sociale della classe media che teme. di scomparire, di essere inghiottita nelle fasce più povere della popolazione a causa di una globalizzazione selvaggia e diseguaglianze in aumento.
Una rivolta come nel 1968 che infiamma le piazze europee e che vede i governi di diversi colori politici in forte difficoltà. Restano oasi felici quei paesi che hanno saputo trasformarsi in quasi paradisi fiscali (Lussemburgo, Olanda, Irlanda) e che hanno saputo attrarre capitali dagli altri partner. Partner che hanno visto ridursi la loro platea imponbile e le loro entrate fiscali con cui alimentare il welfare in un drammatico circolo vizioso.
Sul banco degli imputati dovrebbe andare la concorrenza fiscale tra paesi membri della stessa Unione europea ma nessuno sembra capire la questione ad eccezione del ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz. che ha chiesto un’aliquota societaria minima per tutti i paesi Ue e la tassazione dei giganti del web. Se ne parlerà al prossimo Consiglio Ue ora che la Gran Bretagna ha un piede fuori dalla Ue ed era il maggior alfiere di un fisco concorrenziale all’interno dello stesso mercato unico?