Pace fatta tra Roma e Bruxelles sull’entita del defiti pubblico. Molti commentatori hanno fatto notare che la rivolta dei Gilet gialli in Francia abbia favorito l’ammorbidimento delle posizioni dei falchi della Commissione europea. Probababile ma ha pesato anche un altro fattore che spesso si tende a dimenticare: il peso degli investimenti in titoli italiani da parte di banche europee. Secondo la Bloomberg economics le banche francesi e tedesche detenevano oltre 400 miliardi di dollari di debito italiano nel 2018, rispetto ai 115 miliardi di dollari di debito greco all’inizio della crisi del debito di quel paese nel 2010. Si veda sul tema anche “Grecia-ferita, Cronaca di un waterboarding spietato”, Asterios editore, Trieste, 2015 e Yanis Varoufakis, “Adulti nella stanza”, La Nave di Teseo, Milano, 2017 .
Insomma una crisi prolungata avrebbe potuto danneggiare, con rendimenti sempre pià alti e riduzione del prezzo dei bond i risparmiatori italiani in primis ma anche le banche francesi e tedesche, quest’ultime anche con qualche grande istituto di credito che per di più non naviga proprio in acque tranquille a causa dei molti derivati in bilancio. Gli investitori bancari in Germania non saranno soddisfatti a fine anno: l’indice delle banche tedesche è crollato del 52% su base annua. Non è escluso inoltre che tra breve sulla garanzia comune dei depositi bancari (il terzo pilastro dell’Unione bancaria) sarà Roma ad avere qualche perplessità ad accelerare i tempi per stringere i legami di condivisione dei rischi con Berlino.
Ma torniamo a Bruxelles. La Commissione europea è in fase di fine mandato e certamente non ha voluto lasciare uno scontro in atto con un paese fondatore alla successiva Commissione che si formerà dopo le elezioni del 26 maggio. Probabilmete Bruxelles teme anche che si possa aprire un nuovo fronte in Spagna dove elezioni anticipate sono sempre possibil. A dicembre un partito di estrema destra, Vox, ha vinto seggi in un’elezione regionale spagnola per la prima volta dalla morte del generale Franco. La Commissione è rimasta salda sui principi di rispetto dei principi del Patto di stabilità ma li ha applicati con saggezza e flessibilità: la posta in gioco è troppo alta per l’Europa nel suo insieme per tenere aperti troppi fronti.