C’è qualcosa di irreale al Wef di quest’anno a Davos tra le nevi dei Grigioni. Il neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, sovranista convinto, andrà al summit delle élite mondiali per la prima volta per presentare il suo Brasile liberista a caccia di investitori internazionali. In fondo il Wef è anche questo, una grande passerella internazionale in mezzo a 3mila partecipanti per convincere i ceo delle multinazionali che un paese emergente è un affare da non perdere perché è pronto a fare le riforme strutturali, mantenere una fiscalità e costi del lavoro attraenti e una stabilità politica.
Ma se la passerella tra le nevi di Bolsonaro ha senso come prima di lui hanno fatto i sudafricani di Nelson Mandela, i cinesi e gli indiani, e ora i vietnamiti a stupire è la mancanza dell’uomo di Davos per eccelenza, Emmanuel Macron, che pur interpretando il modo di vita e i principi del Wef a favore della globalizzazione e dei mercati aperti, rispetto del clima e libertà di impresa, sarà costretto a fare i compiti a casa a causa proprio della rivolta dei Gilet gialli alle sue politiche troppo spinte a favore di una globalizzazione non controllata. Un paradosso, ma non è il solo. Visto che anche Theresa May dovrà restare a casa per la Brexit, una rivolta sovranista per eccellenza che sta andando verso gli scogli.
Un tema potenzialmente interessante per la settimana di Davos, sarà la posizione espressa da Larry Fink di BlackRock che alla vigilia del vertice ha esortato i suoi colleghi Ceo ad assumere un ruolo più ampio risolvendo problemi politici che i governi si dimostrano incapaci di risolvere. “Gli stakeholder stanno spingendo le aziende a impegnarsi in delicate questioni sociali e politiche, specialmente se vedono che i governi non riescono a farlo in modo efficace”, ha scritto Fink in una lettera questa settimana che farà discutere visto che BlackRock muove cifre considerevoli, circa 6mila miliardi di dollari di asset under management.”Il mondo imprenditoriale non può certo risolvere tutte le questioni di importanza pubblica, ma – scrive Fink – ce ne sono molte, dalle pensioni alle infrastrutture, fino alla formazione per i lavori del futuro, che non possono essere risolte senza la leadership aziendale». Insomma Larry Fink, Chief Executive Officer di BlackRock , ha esortato gli amministratori delegati ad avere un ruolo più ampio nelle questioni sociali e politiche piuttosto che concentrarsi solo sui profitti. Parole che non passeranno certo sotto silenzio tra le nevi dei Grigioni. Fink ha anche respinto l’idea, a lungo sostenuta dall’economista monetarista Milton Friedman, secondo cui l’unica responsabilità sociale di un’azienda sono i suoi profitti. Secondo Fink occorre invece andare oltre il profitto. “Lo scopo non è solo la ricerca del profitto, ma la forza propulsiva per raggiungerlo”, ha scritto Fink.
Come dice anche Marc Benioff, il fondatore di Saleforce e che ha comprato il Time “il Wef apre le porte a ciò che è la globalizzazione.4 e bisogna capire come sopravvivere a un’Intelligenza artificiale molto più estesa, un’ecologia in declino, oceani di plastica, ineguaglianze sempre più profonde e leader autoritari. I CEO devono svegliarsi ora e capire che devono passare dall’EPS (earning per share, utili per azioni) a multi stakeholder e combattere”.
L’economia globale è tuttavia più forte di un decennio fa, quando un partecipante si lamentava di “una Davos plumbea” quando la crisi finanziaria e la recessione imperversavano. L’OCSE dell’inosidabile segretario generale, il messicano Angel Gurria, ha riferito che l’occupazione nei paesi membri ha raggiunto il 68,4% nel terzo trimestre dello scorso anno, il dato più alto da quando ha iniziato a compilare le statitistiche nel 2005. Il problema è che nel frattempo le diseguaglianze sociali, l’immigrazione di massa, la guerra sui dazi e le rivolte sociali hanno stravolto il panorama con la nascita dei sovranismi e populismi. Gente della classe media arrabbiata con “l’uomo di Davos”.
Anche i responsabili politici sono all’erta. La Federal Reserve statunitense sta già segnalando che sarà più cauta nell’aumentare i tassi di interesse, mentre la Cina sta tagliando le tasse. Alla Bce, il presidente Mario Draghi ha affermato che le incertezze “rimangono di rilievo”. “Vediamo il rischio più grande nell’economia globale come quello di una possibile recessione”, ha detto questa settimana il Ceo di Citigroup Michael Corbat, un altro delegato di Davos.
Naturalmente non tutto è serietà e rompicaco tra le nevi di Davos. Per coloro che vogliono staccare la spina dall’economia, ci sono numerose distrazioni a Davos insieme ai cocktail party tradizionali. L’agenda del Forum include pannel su come raggiungere la felicità, vivere più a lungo, eseguire magie. I delegati possono anche cenare al buio e meditare insieme ogni mattina. L’importante è cercare una cassetta degli attrezzi nuova per rimettere in sesto la globalizzazizone impazzita.