A Davos nasce la coalizione dei globalisti contro unilateralismo, dazi e populismi

A Davos c’è una sorta di vaacum, di incertezza su dove vada il mondo. Lo ha ricordato Gideon Rose, direttore di Foreign Affairs,  a margine dei lavori del Wef quando ha parlato del suo contributo al saggio di gennaio intitolato “Who Will Run the World? America, China, and Global Order”, Chi guiderà il mondo? L’America, la Cina e l’ordine mondiale. Un’analisi delle sfide all’ordine mondiale sostenuto dalle democraize liberali portato avanti dall’unilateralismo, guerre commerciali e populismi.

A difesa dei commerci aperti si è formata nel corso dei lavori del Wef una sorta di coalizione dei volenterosi formata da Cina, Germania e Giappone. Un asse che vuole sì modificare ed aggiornare e regole della Wto ma senza modificarne lo spirito di fondo.

“Ricostituire la fiducia verso il sistema del commercio internazionale”. E’ l’appello lanciato dal primo ministro giapponese Shinzo Abe al World Economic Forum di Davos per scongiurare i rischi legati alla guerra dei dazi e alle tensioni commerciali. “Il Giappone è determinato a preservare e a migliorare un sistema internazionale libero, aperto e basato sulle regole”, ha affermato Abe che non è solo in questo sforzo.

Pure la Germania è sulla stessa lunghezza d’onda del Giappone. “L’architettura mondiale può funzionare soltanto se siamo tutti disposti a compromessi”. Lo ha ricordato Angela Merkel parlando a Davos. Merkel ha sottolineato che “oggi c’è un nuovo approccio nel mondo” e si mette avanti l’interesse nazionale. La cancelliera ha manifestato i suoi dubbi sul fatto che gli interessi nazionali siano davvero favoriti da questo modo di pensare.

La posizione cinese

Anche la Cina ha ribadito la posizione già espressa l’anno scorso dal presidente Xi in difesa dei mercati aperti. “Rifiutiamo i comportamenti di forte bullismo della supremazia debole e autoreferenziale”. Lo ha detto il vicepresidente cinese Wang Qishan al forum di Davos, spiegando che l’ordine internazionale è sotto l’attacco di “unilateralismo, protezionismo e populismo”.
Senza mai citare direttamente gli Stati Uniti e Donald Trump, impegnati nella guerra dei dazi proprio contro la Cina, Wang, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, ha definito la globalizzazione come “una inevitabile tendenza della storia”, aggiungendo che piuttosto che rifiutarla il mondo dovrebbe collaborare per affrontare le sfide. “Quello che dobbiamo fare – ha spiegato Wang – è rendere la torta più grande cercando i modi per dividerla in una maniera più equa. Addossare la colpa dei propri problemi agli altri non aiuterà a risolverli”.