Ecco l’ultimo esempio su come il presidente americano, Donald Trump, stia cercando di dividere l’Europa sulle sanzioni all’Iran, come fece all’epoca George Bush figlio con la guerra all’Iraq di Saddam Hussein. La storia transatlantica si ripete senza apparenti progressi significativi nelle relazioni tra Washington e Bruxelles. La scelta di Varsavia come punto di partenza per gli sforzi degli Stati Uniti per costruire un’alleanza contro l’Iran ha ricevuto, secondo la Bloomberg, scarse adesioni da parte delle nazioni dell’Unione europea, a lungo in disaccordo con la Polonia per l’erosione delle norme democratiche, delle libertà dei media e sull’indipendenza dei magistrati.
Pochi governi europei hanno risposto alla chiamata per un vertice internazionale previsto in Polonia il mese prossimo. Data la divisione esistente sulla decisione dell’amministrazione Trump di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano voluto da Barack Obama, l’annuncio di una conferenza in Polonia ha sottolineato la sfida di costruire un consenso comune con gli alleati americani sull’Iran. L’Alto commissario europeo per la sicurezza e la politica estera, Federica Mogherini, una delle principali sostenitrici dell’accordo del 2015 con Teheran, ha dichiarato che non parteciperà. L’Italia è uno dei sei paesi che ha avuto una dereoga Usa per importare senza rischi il petrolio iraniano ma solo temporaneamente.
“Sembra che potrebbe essere un tentativo fallito di creare questa alleanza internazionale”, ha detto Ellie Geranmayeh, membro della politica al Consiglio europeo delle relazioni estere. “C’è stata pressione, in particolare sui paesi dell’Europa orientale, per bloccare alcune delle iniziative che l’Ue potrebbe tentare di adottare, che richiederebbe il voto all’unanimità”. Chiaro riferimento a uno schema Ue per proteggere le aziende che volesero avere rapporti con l’Iran da usare per difendersi dalle sanzioni Usa.
L’Ue, su proposta di Francia, Germania e Regno Unito, ha promesso di salvare l’accordo nucleare nonostante la reimposizione di sanzioni di vasta portata negli Stati Uniti, spingendo avanti i piani per un canale indipendente per assicurarsi affari con l’Iran. La Polonia, le cui relazioni con l’Iran risalgono a decenni fa e fino a poco tempo fa era un importatore del suo petrolio, sta diventado il punto focale di un tentativo da parte degli Stati Uniti di stabilire una testa di ponte in Europa.
Apparentemente programmato per coincidere con le celebrazioni iraniane del 40 ° anniversario della rivoluzione islamica di Khomeini, il congresso del 13-14 febbraio ha l’obiettivo di discutere della stabilità in Medio Oriente e “assicurandosi che l’Iran non sia un’influenza destabilizzante”, secondo il segretario Usa di stato, Mike Pompeo. Ma forse Washington vuole qualcosa di più.
Per la Polonia il calcolo di appoggiare la posizione Usa potrebbe essere molto vantaggioso. L’iniziativa aiuta a rafforzare i suoi legami con Washington, come ha detto il ministro degli Esteri Jacek Czaputowicz al quotidiano Rzeczpospolita il 21 gennaio. Il membro della NATO lo scorso anno si è offerto di aiutare a pagare una base permanente per le truppe americane sul suo suolo, e di volerlo chiamare “Fort Trump”.
Varsavia ha già declassato i suoi legami economici con l’Iran dopo che gli Stati Uniti hanno riattivato le sanzioni e si sono ritirati dall’accordo sul nucleare. La più grande società polacca di stato della Polonia, PGNiG SA, ha chiuso l’ufficio in Iran ad ottobre, mentre il più grande raffinatore PKN Orlen SA ha detto un mese dopo che non acquisterà più greggio degli ayatollah. La Nuova Europa sembra voglia allinearsi con Washington piuttosto che con Bruxelles. Come avvenne con Bush figlio ai tempi della disastrosa guerra all’Iraq di Saddam Hussein.