Grecia e Turchia, la strana coppia, a sostegno del presidente venezuelano Maduro

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non fa mistero di considerare il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, un “fratello”. Una posizione, che condivide seppure in modo meno “fraterno”, con l’Iran di Alì Khamenei, la Russia di Vladimir Putin e la Cina di Xi Jinping.

Ankara, più prosaicamente, ha raffinato ingenti partite di oro proveniente dal Venezuela e lo ha poi rinviato alla Banca centrale a Caracas. Il Venezuela ha preferito la Turchia alla Svizzera perché temeva gli effetti delle sanzioni americane.  «Si tratta di un’intesa  con la Turchia e la banca centrale venezuelana», ha detto nei mesi scorsi il ministro delle Miniere Victor Cano nel corso di una conferenza ai media. «Lo fanno i Paesi alleati perché immaginate cosa potrebbe avvenire se spedissimo oro inella Confederazione Elvetica e ci dicessero che deve rimanere lì a causa delle sanzioni». Ipotesi verificatasi con l’oro venezuelano stoccato a Londra nella Bank of England e congelato a causa delle sanzioni americane.

Erdogan ha visitato Cararacas con una folta delegazione di businessmen turchi di ritorno dal G20 di Buenos Aires il 2 dicembre 2018 per dimostrare come ci siano forti legami tra i due paesi.

La posizione di Syriza

Meno comprensibile la posizione a favore del governo di Maduro espressa il 24 gennaio da Panos Skourletis, segretario del Comitato centrale di Syriza, partito di maggioranza relativa al governo, che unico in Europa ha fatto chiamare l’ambasciatore venezuelano ad Atene e gli espresso “il pieno sostegno e la sua solidarietà al legittimo presidente del Venezuela, Nicolas Maduro”.  Successivamente Atene, dopo qualche resistenza iniziale, si è allineata alle richieste Ue di elezioni libere e trasparenti in Venezuela. Juan Guaidò, l’autoproclamatosi presidente ad interim venezuelano, ha manifestato sorpresa per l’esitazione nel condannare Maduro da parte di Atene e in una intervista a una tv greca Ski ha invitato Tsipras a venire in Venezuela e vedere le condizoni del popolo venezuelano. Restano poco chiare le motivazioni di questa iniziale presa di posizione di Atene. Forse un riconoscimento al fatto che il 25 gennaio 2015 Maduro espresse parole di forte solidarietà ad Alexis Tsipras affermando che la vittoria di Syriza rappresentava un nuovo mondo per l’Europa.

O forse, secondo altri commentatori, ha pesato il fatto che il partito di Guaidò,  Voluntad Popular, è affiliato all’Internazionale socialista, la federazione dei partiti di sinistra e socialista. Il presidente dell’Internazionale socialista è George Papandreou, l’ex primo ministro greco ed ex segretario del Pasok, il partito socialista ellenico, con cui Alexis Tsipras ha lottato duramente alle elezioni per la supremazia nell’area di sinistra. Vecchie ruggini e contrasti ideologici che forse hanno pesato.