Di cosa si parla in Europa, quella carolingia, quella che decide i destini economici e politici del Continente? Di reddito di cittadinanza? di Quota 100? Di andare in pensione prima del tempo? No, in Europa si parla di riduzione del debito pubblico e di nuove regole per la concorrenza dopola bocciatura della fusione Alstom/Siemens.
Sono di ritorno da un breve viaggio nel nostro Nord-Est produttivo e dinamico che si affaccia, tra l’altro, sul confine austriaco. Dimenticando per un attimo gli inviti pubblicitari di importanti istitui di credito austriaci su giornali locali italiani, come sul Piccolo di Trieste, per aprire conti correnti in Austria e mettere in “sicurezza” i propri risparmi, il tema del dibattito europeo verte come dicevamo, sulla riduzione del debito pubblico, non sul suo aumento indiscriminato e incontrollato.
In Austria dove c’è una coalizione di centro-destra formata da popolari di Sebastian Kurz e i nazional-liberali di Strache, il rapporto debito/Pil è diminuito, ma è a circa il 74%, ancora ben al di sopra della soglia di Maastricht che prevede il limite del 60%. Un livello che visto dall’Italia pare un miraggio. Ma non basta. Gli austriaci pensano con rammarico e disapputo che tra la Germania e l’Austria si è di nuovo aperto un enorme divario nel debito. In Germania, il rapporto debito/Pil è ora inferiore al 60% del Pil,e scenderà al di sotto del 50% entro il 2021.
E’ ovvio che l’Italia con la sua ultima legge di stabilità si sia posta ai margini del dibattito europeo perché va contro corrente e si isola sempre di più dagli altri partner.