L’Europa spesso è una contraddizione economica fra i vari Stati che la compongono dove gli interventi massicci di politica monetaria non convenzionali (il Quantitative esasing ora in fase finale) della Banca centrale europea non sono riusciti a uniformare il panorama complessivo (e per la verità nemmeno raggiungere in modo stabile il target di inflazione programmmato pari al 2%). Se l’Italia è in recessione e la Francia ha il deficit che supererà il tetto massimo consentito del 3% a causa delle concessioni sul salario minimo e riduzioni delle imposte sugli straordinari che il presidente Emmanuel Macron ha fatto alle richeste dei Gilet Gialli al di là del Reno è tutta un’altra musica.
La Grosse Koalition per ora senza alternative
Nella Germania della Merkel e della ennesima stanca riedizione della Grosse Koalation tra Cdu-Csu e socialdemocratici ad esempio, il boom del mercato immobiliare è entrato nel nono anno consecutivo nonostante sia in vista sia da parte del Governo tedesco che della Commissione europea e dello stesso Fmi un rallentamento della maggiore economia del Continente. Nel 2018, i prezzi delle abitazioni sono aumentati di un altro 5%. Numerose le cause di questo prolungato boom immobiliare che si è manifestato particolarmente dinamico anche a Berlino, la capitale politica del paese. L’arrivo di un milione di immigrati, in maggioranza siriani, nel 2015 provenienti dalla Via Balcanica poi chiusa con il pagamento di aiuti Ue pro quota per ciscun paese membro per 6 miliardi di euro alla Turchia di Erdogan, ha sicuramente avuto un effetto in questo senso. Ma c’è dell’altro. I bassi tassi di interesse legati a un debito pubblico pari al 60% del Pil e i redditi delle famiglie in crescita rendono accessibili gli immobili a una vasta platea di soggetti con salari stabili, al punto che secondo gli economisti del settore l’offerta di alloggi non tiene il passo con la domanda. Non sfugge a nessuno l’importanza e il peso di traino del settore edile nella composizione del Pil di un paese.