L’allarme di Macron: la Ue non sia solo un mercato ma anche un progetto politico

Il 16 aprile è stato il presidente francese Emmanuel Macron in un’intervista al Financial Times ad incalzare i colleghi e a dare il senso dell’urgenza della situazione in Europa rispetto alla velocità di intervento degli Usa: serve un fondo comune o l’Ue come progetto politico crollerà e vinceranno i populisti “oggi, domani e dopodomani, in Italia, Spagna e forse anche in Francia e in altri posti”. “We are at a moment of truth,” ha detto il presidente, “which is to decide whether the European Union is a political project or just a market project.”, “Siamo nel momento della verità – ha detto il presidente – dobbiamo decidere se l’Unione europea è un progetto politico o solo un progetto di mercato”.  Macron ha ricordato l’errore francese dopo la Prima guerra mondiale di chiedere i danni di guerra alla Germania che ha portato prima al risentimento populista e poi al Nazismo rispetto alla fine della Seconda Guerra mondiale con il Mashall Plan o come lo chiameremo oggi “helicopter money” con cui si è finanziata la ricostruzione del Continente e la sua integrazione.

Macron, nell’intervista rilasciata in video conferenza al direttore del Financial Times, Roula Khalaf and Victor Mallet, Paris bureau chief, è andato al punto: serve un fondo che “possa emettere debito comune con una garanzia comune” per finanziare gli Stati membri in base alle loro necessità, colpti dal Covid 19. Il rischio è, invece, che utilizzando il bilancio europeo i fondi vengano distribuiti in base ai contributi dei Paesi, e non a seconda dei danni subiti dalle loro economie. Si potrebbe anche decidere che chi è stato colpito dal Covid 19 non debba partecipare al finanziamento del nuovo bilancio europeo pluriennale (MFF) 2021-2017 e destinare la quota alle spese sanitarie, così da evitare le lungaggini burocratiche di versare e poi richiedere i fondi.

Per ora tutto è rinviato al vertice Ue del 23 aprile. Per la von der Leyen è chiaro che “il bilancio pluriennale europeo sarà la guida della ripresa”, e bisognerà usarne “la potenza per fare leva per investimenti massicci”. E’ più o meno la formula che si usò per il piano Juncker (il precedente presidente lussemburghese della Commissione) per gli investimenti: una base comune di garanzie prese dal bilancio (21 miliardi), che con un effetto leva (ed emissioni comuni) hanno mosso in sette anni oltre 300 miliardi di euro. Ma una parte dei fondi veniva comunque co-finanziata dagli Stati secondo le consuete regole dei fondi strutturali. La von der Leyen parla a questo proposito di anticipo dei fondi per far partire subito gli investimenti, ma senza un aumento consistente delle poste dei Paesi – al quale l’Olanda si opponeva già a febbraio – non risolverà il problema di un Continente da far ripartire a diverse velocità. Vero che la crisi sanitaria è simmetrica ma non ha causato a tutti gli stessi danni.

Intanto il Parlamento Ue ha dato un primo via libera alla proposta di istituire i Recovery bond garantiti dal bilancio Ue. La prima parte del paragrafo 17 della risoluzione sull’azione coordinata a livello europeo per contrastare il Covid-19, che includeva la proposta sui Recovery bond, è passata in plenaria con 547 voti a favore, 92 contrari e 44 astensioni. Ma la vera partita si gioca al prossimo Consiglio europeo del 23 aprile e forse non sarà sufficiente a dipanare l’intricata matassa.

E il Mes? Da notare che il 24 agosto 2017 Berlino aveva già tentato di modificare il Mes perchè insoddisfatto del poco spazio che aveva nel panorama euroeo. In futuro i paesi del Sud Europa potrebbero attingere all’ Esm (Meccanismo di stabilità europeo) «non solo in caso di fallimento, ma anche per migliorare le congiunture in periodi negativi e in casi di catastrofi naturali». Era lo scenario a cui stava lavorando l’allora ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, secondo la Bild, uno dei maggiori quotidiani tedeschi. In cambio però, lo stesso Esm (Mes in italiano) avrebbe dovuto  acquisire «maggiore influenza nelle politiche di bilancio degli Stati dell’Eurozona». Schäuble stava pensando da tempo di dare più potere all’Esm a danno della Commissione europea, considerata troppo debole e sensibile alle richieste dei Paesi membri. L’obiettivo è sempre lo stesso: dare più potere al Mes e toglierlo alla Commissione: al vertice dei due organismi ci sono comunque due tedeschi, Klaus Regling al Fondo salva stati e Ursula von der Leyen a Palazzo Berlaymont.