Ce n’est qu’un début. Non è che un inizio di una lunga serie di profit warning sotto forma di rettifiche. I primi e più reattivi sono stati questo mese i primi sei istituti di credito americani che hanno deciso di mettere fieno in cascina in vista dei tempi difficili in seguito alle conseguenze economiche della pandemia da Covid 19. Come? Con sofferenze in aumento, per un totale combinato di rettifiche (loans provisions) pari a 23,4 miliardi di euro (25,4 miliardi di dollari), pari a un incremento del 350% anno su anno su perdite sia sui prestiti commerciali sia sulle carte di credito.Un’esagerazione? Non proprio. Meglio essere cauti in una situazione così volatile ed incerta.
Il 22 aprile è toccato a Unicredit che prima in Europa, (ma non che un inizio per il Vecchio Continente) senza aspettare la pubblicazione della trimestrale, ha annunciato 900 milioni di euro di rettifiche nei primi tre mesi dell’anno a causa della congiuntura legata al coronavirus. L’istituto pan-europeo, presente in Germania con il terzo gruppo bancario del paese e in quasi tutti i paesi nell’Europa dell’est con l’esclusione della Polonia dopo aver ceduto Pekao Bank, è guidato da ceo Jean Pierre Mustier, 59 anni.
Una spiegazione della mossa di annunciare i 900 milioni di euro di rettifica, secondo i primi report degli analisti, andrebbe cercata nelle previsioni macroeconomiche di UniCredit. Secondo le previsioni della banca riportate in una nota ufficiale, «in riferimento all’Eurozona, UniCredit prevede una riduzione del Pil dell’eurozona, riferito all’intero 2020 pari al 13%, seguito da una ripresa del 10% nell’intero 2021». Quindi cautela vuole che si aumentino gli accantonamenti mentre solo a dicembre scorso dopo il miglior trimestre in una decade Mustier prevedeva dividendi in aumento e “buyback di azioni proprie per 2 miliardi di euro”. Altri tempi.
Ma UniCredit è da considerarsi solo la prima in Europa ad annuncare rettifiche sui crediti. Gli analisti di Citigroup come Azzurra Guelfi parlano di un ‘profit warning’ per la banca di piazzetta Gae Aulenti, che registra sia “un grande aumento degli accantonamenti”, sia “una maggiore chiarezza sulle prospettive”. Per questo, sempre secondo gli analisti, UniCredit alla fine “potrebbe trarre vantaggio dal chiarire il suo approccio sui Loan loss provision (LLP) e rimuovere l’incertezza sull’entità potenziale delle perdite”. Una decisione proseguono gli analisti, “probabilmente collegata con l’approccio conservativo e trasparente del management, nonché un solido livello di capitale che consente al gruppo di assorbire tali perdite”.
In questo quadro turbolento Jean Pierre Mustier, il ceo di UniCredit ha deciso di proprorre al Cda di ridurre il suo stipendio del 25% per la quota fissa oltre a rinunciare interamente alla sua remunerazione variabile per il 2020, pari ad un massimo di 2,4 milioni di euro. Quindi la remunerazione complessiva di Jean Pierre Mustier per l’esercizio 2020 sarà pari a 900.000 euro, con una riduzione del 75% della remunerazione target prevista per l’intero anno. Un beau geste vista la situazione generale.
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