La fase due di Bruxelles: sciogliere il nodo del Recovery fund

Si prospetta una settimana di fuoco per l’Europa che procede spesso in momenti di crisi in ordine sparso. Ci sono due problemi all’orizzonte: trovare un accordo sul funzionamento del Recovery fund  mentre l’Italia attende i  giudizi delle altre due agenzie di rating Moody’s e Dbrs, dopo quelli di Fitch e S&P’s, un’ulteriore nuvola all’orizzonte a complicare il quadro già parecchio confuso.

Ma andiamo con ordine. A  tenere banco sarà ovviamente la divisiva questione dei meccanismi di funzionamento del Recovery fund che proprio per questo potrebbe restare ancora insoluta dopo che il Consiglio europeo ha dato via libera alla Bei per le Pmi (200 miliardi), il Mes per le spese sanitarie da Covid 19 nel limite del 2% del pil del paese richiedente gli aiuti (240 miliardi la disponibilità massima) e il Sure per la Cig europea (100 miliardi) per un totale di 540 miliardi di euro complessivi. Manca ancora il pezzo forte della strategia anti-Covid, ma non c’è accordo tra i 19 dell’eurozona. I paesi del Nord (Olanda in prima linea) vogliono solo prestiti a breve per il recovery Fund mentre i paesi del Sud (Francia compresa) vogliono un mix di finanziamenti a fondi perduto per non far esplodere il debito e prestiti a lunga scadenza. La Germania è l’ago della bilancia ma la Merkel al quarto mandato di fila non vuole certo passare alla storia come la leader che ha distrutto il sogno di Kohl, l’ex cancelliere e suo mentore che sognava una Germania europea piuttosto che un’Europa tedesca. Probabilmente Berlino cercherà di guadagnare tempo, smussare i contrasti e alla fine trovare un compromesso con qualche margine di ambiguità che consenta a tutti di cantare vittoria con i rispettivi elettorati. L’appuntamento dunque è fissato per mercoledì 6 maggio, il giorno in cui la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen, fidata della Merkel, dovrebbe presentare la sua proposta sul Recovery fund, chiarendo modalità di funzionamento e dimensione di capitale di uno strumento cardine della politica anti-crisi che divide Paesi “frugali” del Nord e “federalisti” del Sud Europa.

Il condizionale vista la posta in gioco è d’obbligo perché negli ultimi giorni ha preso sempe più corpo l’ipotesi di uno slittamento che però potrebbe innervosire sia la Bce di Christine Lagarde a caccia di un impegno fiscale degli stati sia i mercati. Ma un’altra importante data da tenere d’occhio è la giornata di martedì quando la Corte costituzionale tedesca si esprimerà sulla legittimità del Qe pandemico della Bce, lo strumento di intervento sul mercato secondario dei bond sovrani su cui ruota l’attuale equilibrio che per ora tiene a bada gli spred all’interno dell’unione monetaria.

Infine venerdì sarà una giornata importante per l’Italia che, dopo aver incassato la conferma del rating da parte di S&P e il taglio di Fitch ma con il mantenimento del giudizio a stabile, affronterà il giudizio di Moody’s e della canadese Dbrs.