Sell in May and go away: Trump minaccia la Cina e Wall Street vende

“Sell in May and go away” dice il vecchio adagio di Borsa. Vendi a Maggio, dunque e non pensarci. E Wall Street  ha subìto un forte calo venerdì primo maggio, festa del lavoro in Europa ma non negli Usa dove si festeggia nel mese di settembre. Le vendite a Wall Street sono iniziate a piovere dopo che il presidente Donald Trump ha ripreso a minacciare nuove tariffe commerciali e l’imposizione di dazi contro la Cina di Xi Jinping in risposta alla pandemia di COVID-19, che ha portato come annunciato dal Fmi le economie globali in una pesante recessione simile solo alla Grande depressione del ’29.

Tutti e tre i principali indicatori azionarie statunitensi hanno perso oltre il 2% e hanno perso i guadagni fatti nella settimana. Maggio è spesso caratterizzato da vendite, e il primo giorno del mese, con nervosismi in aumento, l’adagio si è rivelato ancora una volta esatto. La classica profezia che si autoavvera? Può darsi, ma intanto i dati sono lì a dimostrare che la regola si è rivelata valida ancora una volta.

Schizofrenia dei mercati

I mercati finora hanno guardato più agli stimoli monetari e fiscali (peraltro imponenti e rapidi a differenza di quanto avvenuto in Europa) messi in campo da Casa Bianca e Fed piuttosto che ai dati economici in frenata e al numero di disoccupati alla stelle. In effetti, le azioni hanno avuto un andamento positivo notevole ad aprile nonostante la recessione in vista, con l’S&P’s 500 e il Dow che hanno entrambi registrato i loro guadagni percentuali mensili più forti in trentatrè anni di storia di Borsa. Una sorta di divaricazione schizofrenica tra economia reale e mercati finanziari dove gli investitori puntavano sicuri sugli effetti benefici di politiche monetarie e fiscali straordinarie capaci di far superare al Paese il momento di crisi in seguito al Covid 19. Una scommessa che il primo maggio ha preso però una direzione diversa, forse solo momentanea. Però è bastato che Trump dichiarasse che la sua amministrazione sta preparando misure di ritorsione contro la Cina di Xi Jinping come punizione per la mancanza di trasparenza sull’epidemia di coronavirus, scatenando ancora una volta timori tariffari che hanno sconvolto come un pendolo i mercati per gran parte degli ultimi due anni. Trump ha incolpato nuovamente la Cina per ciò che dice essere “disinformazione” sul virus Covid 19, accusa non nuova e accompagnata dal fatto che secondo Trump la Cina sarebbe felice se lui dovvesse perdere le prossime elezioni di novembre di fine mandato. Trump ha anche chiesto ai servizi segreti americani di verificare e scoprire le origini delle pandemia, se ciò ci sia stato un “errore” in qualche laboratorio cinese. Come se non bastasse la svolta anti-cinese della Casa Bianca c’è stato anche un rapporto deludente di Amazon, insieme a un nuovo giro di dati economici negativi, tutti elementi che hanno pesato sul sentiment dei mercati.

Il Dow Jones Industrial Average è sceso il 1° Maggio di 622,03 punti, ovvero del 2,55%, a 23.723,69, l’S&P 500 ha perso 81,72 punti, paria a -2,81%, a 2.830,71, e il Nasdaq Composite è sceso di 284,60 punti, o -3,2%, a 8.604,95. Tutti gli 11 settori dell’S&P 500 hanno chiuso in rosso, con le aziende energetiche che hanno subito il calo percentuale maggiore.  Basta così? No Tesla è precipitata del 10,3% dopo che l’amministratore delegato della società, Elon Musk, ha scritto in un tweet che farà ancora una volta discutere come in passato che il prezzo delle azioni del produttore di auto elettriche era da considerarsi “troppo alto”. Ma c’è di più in un’America che a macchia di leopardo ha lasciato la gestione delle riaperture da lockdown dei 50 Stati  in mano ai rispettivi governatori. Le azioni di Amazon di Jeff Bezos sono scese del 7,6% dopo che il rivenditore online ha avvertito che le spese legate alla pandemia potrebbero portare alla sua prima perdita trimestrale in cinque anni. Ultimo dato di una giornata negativa su cui riflettere in futuro.