Ci molte resistenze da parte dei falchi all’interno dell’amministrazione Trump ma qualcosa si muove. Domenica il governo di Teheran ha ripetuto di essere pronto a uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti “il Grande Satana”, secondo la famosa definizione di Khomeini, “senza condizioni preliminari”, affermando che la palla è ora nel campo di Washington. La Repubblica islamica, nata dalle ceneri del regime filo-occidentale di Reza Pahlavi spazzata via dalla rivoluzione khomeinista filo-islamica e teocratica, aveva già dichiarato a dicembre di essere pronta per altri scambi di prigionieri con gli Stati Uniti, a seguito di uno scambio di un americano imprigionato in Iran e un iraniano detenuto sul suolo americano. “C’è il desiderio di scambiare tutti i prigionieri (…) senza precondizioni, ma è il governo americano finora ha rifiutato di rispondere”, ha detto Ali Rabii, portavoce del governo, domenica. governo, citato dall’agenzia semi-ufficiale Isna. “Ora sembra che l’America sia più pronta di prima” per intraprendere questo tipo di azione, ha affermato, aggiungendo: “Washington è stata informata della nostra disponibilità”. Interrogato dall’AFP, il Dipartimento di Stato non ha né negato né confermato alcuna trattativa in corso sullo scambio di prigionieri.
“Non stiamo conducendo colloqui diplomatici complessi attraverso i media”, ha dichiarato il portavoce della diplomazia statunitense Morgan Ortagus. “Gli Stati Uniti sono determinati a rimpatriare tutti gli americani ingiustamente detenuti all’estero”, ha aggiunto. Rabii ha espresso preoccupazione per la salute dei prigionieri iraniani detenuti negli Stati Uniti, dicendo che “non sono stati trattati bene”. A marzo, quando la pandemia di Covid-19 ha colpito l’Iran, gli Stati Uniti hanno invitato Teheran a liberare tutti i prigionieri americani.
Teheran aveva chiesto la stessa misura a Washington per quanto riguarda i detenuti iraniani. L’Iran è il paese più colpito dall’epidemia in Medio Oriente e gli Stati Uniti, d’altra parte, hanno registrato il maggior numero di decessi legati al virus nel mondo. La Repubblica islamica ha temporaneamente rilasciato più di 100.000 detenuti in più fasi da marzo a causa della pandemia. Teheran e Washington, nemici da più di 40 anni, esattamente dai tempi della rivoluzione khomeinista del 1979 e dall’assalto degli studenti all’ambasciata americana dove vennero sequestrati 52 diplomatici e cittadini americani per 444 giorni, sono alle prese con un braccio di ferro con Washington da quando gli Stati Uniti di Donald Trump si sono ritirati nel 2018 dall’accordo nucleare iraniano internazionale, firmato nel 2015 dall’ex presidente Barack Obama con il gruppo dei 5+1, prima di reintrodurre pesanti sanzioni economiche contro Teheran la cui economia è caduta in recessione anche a causa del calo del prezzo del petrolio.
Diversi iraniano-americani, l’uomo d’affari Siamak Namazi, suo padre Bagher e Morad Tahbaz, un ambientalista, sono detenuti in Iran. Teheran ha rilasciato temporaneamente un veterano della Marina degli Stati Uniti, Micheal White, il 19 marzo, secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. La partita a scacchi tra Teheran e Washington è solo all’inizio.