Era prevedibile visti gli effetti della pandemia. E non poteva che essere l’inizio di una lunga serie di profit warning sotto forma di rettifiche bancarie. I più tempestivi sono stati ad aprile i primi sei istituti di credito americani che hanno deciso di essere prudenti in seguito alle conseguenze economiche della pandemia da Covid 19. Come? Con sofferenze in aumento, per un totale combinato di rettifiche (loans loss provisions, LLS) pari a 23,4 miliardi di euro (25,4 miliardi di dollari), pari a un incremento del 350% anno su anno su perdite sia sui prestiti commerciali sia sulle carte di credito. Un’eccesso di prudenza macroeconomica delle banche a stelle e strisce? Forse ma meglio essere cauti in una situazione così volatile ed incerta che scoprire che ci potrebbero essere ricadute in corso d’opera come ha fatto intendere l’esperto epidemiologo di origini italiane Fauci in audizione al Congresso americano.Il 22 aprile è toccato a Unicredit che prima in Europa, (ma non era che un inizio per il Vecchio Continente) senza aspettare la pubblicazione della trimestrale, ha annunciato 900 milioni di euro di rettifiche nei primi tre mesi del 2020 a causa della congiuntura legata al coronavirus. L’istituto pan-europeo, presente in Germania con il terzo gruppo bancario del paese e in quasi tutti i paesi nell’Europa dell’est con l’esclusione della Polonia dopo aver ceduto Pekao Bank, è guidato da ceo Jean Pierre Mustier, 59 anni.
Una spiegazione della mossa di annunciare i 900 milioni di euro di rettifica, secondo i primi report degli analisti, era da ricercarsi nelle previsioni macroeconomiche di UniCredit. Secondo le previsioni della banca riportate in una nota ufficiale, «in riferimento all’Eurozona, UniCredit prevede una riduzione del Pil dell’eurozona, riferito all’intero 2020 pari al 15%, seguito da una ripresa del 10% nell’intero 2021». Quindi cautela vuole che si aumentino gli accantonamenti mentre solo a dicembre scorso dopo il miglior trimestre in una decade Mustier prevedeva dividendi in aumento e “buyback di azioni proprie per 2 miliardi di euro”. Ma era un’altra epoca lontana come una glaciazione.
Subito dopo si sono manifestate come da tabella Reuters allegata le rettifiche per Covid 19 di IntesaSanpaolo con 300 milioni, Banco BPM (70 milioni), Monte dei Paschi (193), UBI Banca (50), BPER Banca (50) a completare il quadro italiano che complessivamente ha cosi raggiunto secondo Reuters 1,5 miliardi di euro di rettifiche (loans prvisions) da Covid 19.
Naturalmente anche all’estero di sono fatte altre rettifiche ma in ordine sparso, alcuni istituti molto prundenti altri meno rigoristi. Qualche esempio: la banca olandese Abn Amro ha chiuso il primo trimestre del 2020 con una perdita netta di 395 milioni euro rispetto a un utile di 478 milioni di un anno fa. Il risultato, ha detto la banca, è legato alla contabilizzazione di 1,1 miliardi di euro di svalutazioni dovute agli accantonamenti per le conseguenze di Covid-19. Nel 4 trimestre Abn Amro aveva registrato un utile netto di 316 milioni di euro. Altri tempi.
La Commerzbank, la seconda banca tedesca, ha annunciato una perdita nel primo trimestre per l’impatto del coronavirus. La perdita netta è pari a 295 milioni di euro, sopra l’atteso rosso di 197 milioni di euro. Il margine di interesse e cioè la differenza tra gli interessi attivi incassati da una banca, ricavati dai prestiti concessi, e gli interessi passivi, cioè il costo dei conti correnti, è salito da 1,23 a 32 miliardi di euro. La banca ritiene (e come darle torto) difficile fornire una prospettiva attendibile in presenza delle attuali incertezze, ma che prevede di mantenere i ricavi del 2020 per le sue attività sostanzialmente stabili, senza effetti non ricorrenti e di valutazione, basati sul presupposto che non ci sarà un secondo lockdown e che ci sarà una ripresa dell’economia.
Più in generale rispetto al primo trimestre, secondo Bloomberg , le maggiori banche globali hanno messo da parte 60 miliardi per il possibile aumento delle sofferenze causate dal Coronovirus, tra queste Hsbc ha accantonato 3 miliardi nel primo trimestre, Deutsche Bank (506 milioni), Barclays (2,37 miliardi), SocGen (820 milioni) e Santander (1,6 miliardi).