Turchia, continua il braccio di ferro con gli studenti

Non sembra cessare il “braccio di ferro” in corso in Turchia tra governo a guida Akp con l’appoggio dell’ MHP e gli studenti universitari. “Non ho alcuna intenzione di dimettermi”, ha dichiarato il rettore della prestigiosa Università del Bosforo di Istanbul, Melih Bulu, dopo le massicce proteste di centinaia di studenti e professori contro la sua nomina, decisa un mese fa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Gli studenti hanno assunto un atteggiamento che limita la libertà degli altri. È stato necessario prendere delle misure”, ha aggiunto il rettore nominato, che non fa parte del corpo docente dell’Università, commentando con i giornalisti la dura repressione poliziesca delle manifestazioni degli ultimi giorni che gli chiedevano un passo indietro. Secondo le autorità, sono stati oltre 170 i fermi nelle manifestazioni organizzate ieri a Istanbul e Ankara. Almeno una trentina di universitari risultano ancora detenuti. Nuove iniziative di protesta degli studenti sono state annunciate per le prossime ore.

Ankara è scossa anche da un crisi economica causata dai riflessi della pandemia sul turismo, una delle maggiori fonti di reddito del paese della Mezzaluna sul Bosforo. A preoccupare è anche la tenuta della lira.  I prezzi al consumo turchi intanto hanno continuato ad aumentare a gennaio, con un’inflazione annuale al 14,97 per cento, secondo i dati del governo pubblicati oggi. L’Istituto di statistica turco (TurkStat) ha rilevato che l’inflazione è aumentata dell’1,68% a gennaio rispetto a un mese fa. L’inflazione annuale era del 14,6 per cento a dicembre. I servizi, i trasporti e i generi alimentari sono stati tra i gruppi che hanno visto i maggiori aumenti anno su anno, ha rilevato TurkStat. L’economia turca sta lottando con una lira debole e un’alta disoccupazione (soprattutto giovanile in un popolazione di 80 milioni di abitanti) tra gli altri problemi strutturali, ed è stata colpita duramente dalla pandemia del coronavirus.